Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Zimbabwe, Mugabe non si dimette: rischio impeachment

Silvia Sfregola
  • a
  • a
  • a

Colpo di scena in Zimbabwe: nonostante le attese, e le pressioni da parte della popolazione, il presidente Robert Mugabe non ha confermato le sue dimissioni durante il suo discorso alla nazione. Anzi. Il leader 93enne, alla guida del Paese dal 1980, ha sfidato il suo stesso partito, lo Zanu-Pf, annunciando che a dicembre presiederà la sua forza politica. Quel partito che stamattina aveva deciso di esautorarlo, chiamando in campo il suo vice, estromesso dal governo la scorsa settimana. Due fonti, un membro anziano del governo e una persona vicina ai colloqui che il presidente ha avuto con i leader dell'esercito in serata, avevano dato per certa la decisione di Mugabe di dimettersi, dopo la presa di potere da parte dell'esercito mercoledì scorso in un cosiddetto "golpe morbido" per porre fine all'unico governo che lo Zimbabwe ha conosciuto dopo la dichiarazione di indipendenza. Ma nel discorso dalla sua residenza ufficiale, seduto accanto a una fila di generali, Mugabe ha riconosciuto le preoccupazioni che provengono dai cittadini e ha precisato che l'azione intrapresa nel Paese non rappresenta una minaccia all'ordine costituzionale o alla sua autorità. "Lo Zimbabwe ha bisogno di pace",ha ricordato. Non è chiaro se il discorso del presidente sia stato concordato con gli alti funzionari dell'esercito nel corso dell'incontro avuto nella sua residenza. Quel che è certo è che ora Mugabe andrà incontro all'impeachment, come confermato dal leader dei veterani della guerra di indipendenza, Chris Mutsvangwa. L'ultimatum di oggi era stato chiaro: lo Zanu-Pf avrebbe concesso al presidente fino a domani alle 11 per dimettersi o lo avrebbe sottoposto a impeachment. Poche ore prima il Comitato centrale dell'Unione Nazionale Africana di Zimbabwe-Fronte Patriottico aveva esautorato il vecchio capo di stato espellendo la moglie Grace e alcuni loro sostenitori fra i quali numerosi politici di alto livello. Tra loro vi erano anche alcuni ministri come quello dell'Educazione, Jonathan Moyo, delle Finanze, Ignatious Chombo e degli Esteri, Walter Mzembi, il nipote di Mugabe Patrick Zhuwao, il ministro del governo locale Saviour Kasukuwere, e numerosi altri importanti sostenitori di Grace, estromessa anche della Women's League del partito. Al posto di Mugabe è stato riammesso il vicepresidente deposto Emmerson Mnangagwa. L'ex capo della sicurezza dello Stato, noto come 'il coccodrillo', è considerato il prescelto per dirigere un governo ad interim post-Mugabe che dovrà concentrarsi sulla ricostruzione dei legami con il mondo esterno e sulla stabilizzazione di un'economia in caduta libera. Proprio la cacciata di Mnangagwa dal governo, il principale rivale della moglie Grace per succedere alla guida del paese (le prossime elezioni presidenziali sono previste per il prossimo anno), è stata la scintilla per far scattare la rivolta dell'esercito e della popolazione che ieri è scesa in piazza per chiederne le dimissioni. Per alcuni africani, Mugabe resta un eroe nazionalista, l'ultimo leader dell'indipendenza del continente e un simbolo della lotta per eliminare l'eredità di decenni di dominio coloniale. Ma per molti altri in patria e all'estero viene considerato un dittatore felice di ricorrere alla violenza per mantenere il potere e per far funzionare un'economia, un tempo promettente.

Dai blog