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L'ultimo affronto di Cesare Battisti: "Entro ed esco dal Brasile quando voglio. Non possono farmi niente"

Davide Di Santo
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Il terrorista Cesare Battisti è tornato a Cananéia, piccolo insediamento sulla costa del Brasile nello stato di San Paolo, ospite a casa di amici. Appena rilasciato dopo l'arresto al confine con la Bolivia ha dato un'intervista alla televisione brasiliana Rede Globo. Ennesimo affronto a chi, dall'altra parte dell'Oceano, chiede giustizia nei confronti di un criminale sanguinario. "E' stata una trappola", ha dichiarato il terrorista dei Proletari armati per il comunismo condannato in Italia all'ergastolo per quattro omicidi e protetto dal paese sudamericano - Stavamo andando a pescare, io, Vanderlei e Paulinho. Ci saremmo recati in un centro commerciale per acquistare prodotti in cuoio, vini e attrezzature da pesca. Tutto questo la polizia lo sapeva, lo avevamo dichiarato. E per questo motivo erano gia' pronti ad arrestarci", ha dichiarato Battisti. L'ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac) continua, spiegando che non stava fuggendo. "Sono un immigrato con un visto permanente in Brasile. Posso lasciare questo paese ogni volta che voglio e quando voglio. Ho gli stessi diritti di un cittadino brasiliano. Non sono un rifugiato. Sono un immigrato", rivendica  "Da costa starei scappando? L'unico paese in cui sono protetto è qui. Non conosco nessuno in Bolivia. Il decreto di Lula (che nel 2010 gli ha concesso lo status di rifugiato politico], ndr) non può essere revocato, e dopo cinque anni è scaduto il termine per revocarlo. E' prescritto tutto, non c'è modo. Se pensano di mandarmi in Italia, sarà illegale", ha spiegato Battisti. " "Siamo stati fermati per la prima volta a 200 km dalla frontiera. Ci siamo rimasti a lungo. L'auto è stata quasi smantellata. Abbiamo continuato il viaggio, ci aspettavano. E avevano pessime intenzioni. Gente veramente dissimulata, che rideva. Era tutto molto strano. La nostra impressione è che fosse tutto ben organizzato, che ci stessero aspettando", ha dichiarato l'ex membro dei Pac. "Eravamo tre persone, e i soldi non erano solo miei. I soldi erano di tutti e tre. La loro intenzione (dei poliziotti, ndr) è stata quella di trovare un delitto. E' stato molto brutto. Sono rimasto nella caserma della polizia per tre giorni. Era impossibile stare in quel posto. Una cella senza luce, con il pavimento sporco e puzzolente. Mi hanno preso tutto. Sono riuscito ad ottenere solo un asciugamano alla fine. Mi hanno provocato. Loro (i poliziotti, ndr) erano in una sorta di euforia. Quando è arrivato l'habeas corpus sembrava un funerale. Tutti con il muso lungo". Battisti progetta una nuova vita sulla costa di San Paolo. "Sono ospite nella casa di un amico. Mi stanno aiutando molto. Sto costruendo una piccola casa a Cananéia, ma dovrò aspettare. Anche se ci sono strane manovre per rimandarmi in Italia", ha concluso. In realtà l'Italia ha chiesto al Brasile di rivedere lo status di rifugiato concessogli da Lula. Il governo di Temer, il presidente in carica dallo scandalo che ha travolto Dilma Rousseff, non sarebbe contrario. In tal caso, Battisti sarebbe rimandato in Italia. Dove lo aspetta la galera.

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