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Brexit, l'Ue avverte Londra: prima il divorzio, poi gli accordi. Ma la May respinge le linee guida

Davide Di Santo
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Londra e Bruxelles sempre più distanti. La premier Britannica Theresa May respinge alcune delle principali richieste dell'Uione europea sulla Brexit, definendole soltanto posizioni negoziali dei 27 membri Ue, poco dopo l'approvazione all'unanimità delle linee guida per l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione, principi annunciati dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk su Twitter. La May, impegnata nella campagna elettorale in Scozia, continua a battere il tasto delle priorità di Londra: libero mercato senza dazi, fine della giurisdizione delle Corti europee, fine della libera circolazione dei migranti. Guidelines adopted unanimously. EU27 firm and fair political mandate for the #Brexit talks is ready. #EUCO— Donald Tusk (@eucopresident) 29 aprile 2017 "Innanzitutto vorrei insistere sul fatto che non abbiamo un accordo sulla Brexit da Bruxelles. Abbiamo le loro linee guida negoziali, ma abbiamo le nostre linee guida negoziali attraverso la lettera ex articolo 50, e il discorso alla Lancaster House da me pronunciato sull'argomento a gennaio", ha chiarito la premier. "E' importante che intorno al tavolo si sieda un forte premier del Regno Unito", ha proseguito May in vista delle politiche dell'8 giugno, "con un forte mandato da parte del popolo del Regno Unito, un fatto che rafforzerà la nostra posizione negoziale per garantire che otterremo il migliore accordo possibile". I 27 riuniti a Bruxelles ieri hanno dato una dimostrazione di unità, dando il via libera in meno di 15 minuti al testo di 8 pagine elaborato dai diplomatici nelle ultime settimane. Due gli elementi principali che emergono: il primo è che la priorità sarà quella di garantire i diritti dei cittadini, tanto quelli europei nel Regno Unito quanto quelli britannici nel territorio comunitario; la seconda, invece, è che i negoziati si articoleranno in due fasi distinte, cioè prima si parlerà delle modalità del divorzio e solo in un secondo momento dei futuri rapporti fra Londra e Ue. Con questo "mandato politico" in mano, così l'ha definito il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, il capo negoziatore di Bruxelles Michel Barnier potrà portare avanti i negoziati a partire da dopo l'8 giugno, data in cui il Regno Unito andrà alle urne per elezioni anticipate.  "Non c'è nessuna cospirazione contro il Regno Unito" ma i 27 "devono avere una posizione comune" in vista della brexit dal momento che i britannici hanno votato sì all'uscita dall'Ue nel referendum di giugno 2016, ha chiarito la cancelliera tedesca Angela Merkel. Il fatto che la priorità dei negoziati sulla brexit sarà di preservare i diritti dei cittadini viene fuori chiaramente fin dalle prime righe del documento: "L'obiettivo complessivo dell'Unione in questi negoziati sarà di preservare gli interessi dei suoi cittadini, delle sue aziende e dei suoi Stati membri", si legge. Secondo le linee guida Ue, le parti dovranno accordarsi "garanzie reciproche per salvaguardare lo status e i diritti" derivanti dalla legislazione europea. "Queste garanzie devono essere effettive e complete e includere il diritto ad acquisire la residenza permanente dopo un periodo continuato di residenza legale di cinque anni", si legge ancora. E su questo punto è tornato nella conferenza stampa conclusiva anche il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, affermando che l'Ue ha chiesto a Londra "garanzie reali" che rispetterà i diritti dei cittadini europei nel Regno Unito: "Abbiamo sentito dai britannici che si stanno preparando per un accordo facile e rapido, ma abbiamo bisogno di garanzie reali per la nostra gente che vive, lavora e studia nel Regno Unito", ha detto, ricordando che ci sono 4,5 milioni di cittadini, tanto europei nel Regno Unito quanto britannici nell'Ue, che saranno colpiti dalla Brexit.

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