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Elezioni in Francia: Macron vince il dibattito in tv. Bene Le Pen

Dario Martini
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Emmanuel Macron, favorito in tutti i sondaggi, è risultato essere il candidato più convincente nel primo dibattito televisivo fra i cinque principali sfidanti per l'Eliseo. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Elabe per Bfmtv, secondo cui il candidato centrista di «En marche» ha convinto il 29% degli spettatori, davanti a Jean-Luc Mélenchon (20%), del Partito di sinistra, seguito da Francois Fillon e Marine Le Pen, appaiati al 19%. Ultimo il candidato socialista Benoit Hamon, che ha convinto solo l'11% del pubblico. Il dibattito di ieri sera è stato il primo di tre in vista delle elezioni presidenziali del 23 aprile e 7 maggio (ballottaggio). Davanti alle telecamere si sono realizzati i pronostici secondo cui Macron, che per i sondaggi sulle intenzioni di voto arriverà al ballottaggio con Le Pen, sarebbe stato preso di mira dagli sfidanti per la sua inesperienza nei dibattiti e per la sua base ancora non consolidata di elettori. L'ex ministro del governo socialista si è mostrato a tratti nervoso nel difendersi dai dardi lanciati soprattutto da Hamon, che lo ha definito il candidato dei "poteri forti", e da Le Pen, che lo ha classificato come difensore del "burkini". Hamon lo ha interrogato sui donatori che hanno finanziato la sua campagna, dopo che ha creato lo scorso anno il suo movimento politico e che fino ad agosto è stato membro del governo, e Macron ha risposto che le loro identità sono protette per legge. I primi momenti di tensione sono arrivati però sul tema della religione, quando i candidati si sono confrontati sul tema del "burkini" e Hamon ha accusato la leader del Front National di volere un «laicismo a suo gusto» diretto unicamente contro i musulmani. Le Pen è parsa distaccata dagli attacchi, concentrata piuttosto a diffondere il suo messaggio di ultradestra e anti-immigrazione. «Non sarò la vice cancelliera di Angela Merkel», ha detto in allusione alla leader tedesca, contro cui si è scagliata spesso. Quando è uscita dalla sua "zona di confort" in cui è rimasta quasi sempre lo ha fatto per tentare di esasperare Macron, soprattutto quando l'ha accusato di «parlare e parlare senza dire nulla». Il conservatore Fillon è invece riuscito a non farsi travolgere dal tema degli scandali legati ai presunti impieghi fittizi della moglie e dei figli, che pesano sulla sua candidatura. Per buona parte del confronto l'ex premier è rimasto ai margini, sebbene abbia poi riacquistato forza finendo per attaccare Le Pen, soprattutto sulle sue intenzioni di far uscire la Francia dall'euro che lui ha pronosticato come il passo verso una catastrofe economica. I più sfavoriti nei sondaggi sono stati più liberi perché meno presi di mira dagli avversari, e sono così potuti passare all'offensiva. E Melenchon, che ha convinto per i suoi dardi verso destra e sinistra, ha sottolineato il suo profilo di outsider. Il socialista ha poi insistito, nel suo intervento di chiusura, sul fatto che il «voto utile» è quello a suo sostegno, velata allusione agli elettori di sinistra che guardano a Macron considerandolo colui che avrà più chance di sconfiggere Le Pen al ballottaggio.

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