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Al-Qaeda, 18 arresti in Italia. "Indizi su attentato in Vaticano"

blitz polizia

La rete fondamentalista con base in Sardegna era impegnata anche nel traffico di migranti. Presi due fiancheggiatori di Bin Laden GUARDA IL VIDEO

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Un clamoroso blitz della polizia di Stato contro un network terroristico di matrice islamica affiliato ad al-Qaeda con base operativa in Sardegna. L'organizzazione scoperta dagli uomini dell'antiterrorismo della Polizia di prevenzione predicava la lotta armata contro l'occidente e organizzava attentati contro il governo del Pakistan. Dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula è infatti emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l'ipotesi che, fin dal marzo 2010, si progettasse un attentato in Vaticano. Lo hanno riferito gli inquirenti nel corso di una conferenza stampa in procura a Cagliari: "Non c'è la prova, ma c'è il forte sospetto" ha spiegato Mario Carta della digos di Sassari, città dalla quale è partita l'indagine.   Diciotto arresti in Italia. L'indagine della procura distrettuale di Cagliari coordinata dal Servizio operativo antiterrorismo e che ha coinvolto le Digos di 7 province ha portato all'arresto di 20 persone. Due degli appartenenti al network terroristico facevano parte, secondo gli investigatori, dell'organizzazione di fiancheggiatori che in Pakistan proteggeva lo sceicco Osama Bin Laden. E' quanto emerge dalle intercettazioni. Le indagini hanno consentito di stabilire che l'organizzazione operava prevalentemente in Sardegna e nel Lazio. L'operazione è stata effettuata nelle province di Sassari, Bergamo, Macerata, Roma, Frosinone e Foggia. Gli arrestati devono rispondere, a vario titolo, di atti terroristici all'estero e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina con la quale si autofinanziavano. Dei nove arrestati, tre sono stati bloccati a Olbia, due a Civitanova Marche e gli altri a Bergamo, Roma, Sora e Foggia. L'organizzazione operava prevalentemente a Olbia e nel Lazio mentre l'imam viveva a Bergamo.   Fondamentalisti e traffico dei migranti. La rete fondamentalista con base in Italia era anche impegnata nel traffico di migranti. Pakistani e afghani venivano introdotti illegalmente in Italia per poi proseguire il loro viaggio verso il nord Europa. L'ingresso in Italia avveniva attraverso imprenditori compiacenti che fornivano falsi contratti di lavoro. In altri casi l'organizzazione forniva documenti falsi da cui i migranti risultavano vittime di persecuzioni etniche o religiose. Il network forniva anche supporto logistico e finanziario ai migranti, assicurando loro patrocinio presso gli uffici immigrazione e istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l'asilo politico, apparecchi telefonici e sim. Tra gli arrestati ci sono gli autori di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan compresa la strage del mercato di Peshawar, Meena Bazar, avvenuta ad ottobre 2009 in cui vennero uccise più di 100 persone.   Imam raccoglieva fondi in Italia. Il ruolo principale nell'organizzazione fondamentalista attiva nel nostro Paese era ricoperto da un dirigente del movimento pietistico "Tabligh Eddawa" ("Società della Propaganda"). L'uomo, forte della sua autorità religiosa di Imam e formatore coranico, operante tra Brescia e Bergamo, stimolava la raccolta di fondi, presso le comunità pakistano-afghane, radicate nel nostro territorio. E' quanto emerge dalle indagini condotte dalla Polizia di Stato, secondo cui i fondi venivano inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione che aggiravano i sistemi di controllo sull'esportazione doganale di denaro. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Roma Fiumicino, omettendo di farne dichiarazione di possesso alle autorità doganali. Più di frequente però era utilizzato il sistema cosiddetto "hawala". Si tratta di un meccanismo di trasferimento valutario e occulto, basato sul legame fiduciario diffuso nelle comunità islamiche europee. Tale sistema consente di trasferire una somma di denaro all'estero consegnandola ad un terminale presente nello Stato estero, detto "hawaladar", che fornisce un codice identificativo segreto. I beneficiari della rimessa, tramite tale codice, possono prelevare la somma presso l'"hawaladar" della sede di destinazione.   Armi a disposizione. L'organizzazione terroristica aveva a disposizione "armi in abbondanza" e "numerosi fedeli disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia". E' quanto risulta dalle indagini della Digos, coordinata dal Servizio centrale antiterrorismo della Direzione centrale della polizia di prevenzione         Alfano: "Blitz straordinario". Il blitz è "una straordinaria operazione e la conferma che il nostro sistema funziona" ha sottolineato il ministro dell'Interno Angelino Alfano. "La nostra è una grande democrazia, il nostro è un grande Paese in grado di assestare questi colpi. Dal fondamentalismo arriva un pericolo grave per l'ordine politico, perché produce delle violenze indefinite" ha detto infine il segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin. "Di fronte al rischio terrorismo siamo tutti esposti e abbiamo tutti paura ma al tempo stesso il Papa è molto tranquillo in questo, basta vedere come incontra le persone con grande lucidità e serenità".

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