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Il nuovo ad Fiat Chrysler è Mike Manley. Alla Ferrari John Elkann e Camilleri

L'inglese ha 54 anni ed è stato responsabile del marchio Jeep

Carlo Antini
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Lascia la Ferrari in testa al mondiale di Formula 1 con buone possibilità di tornare al titolo dopo dieci anni e il gruppo Fca senza debiti. È questa l'eredità che Sergio Marchionne dona ai suoi eredi: Mike Manley in Fca e Louis Carey Camilleri a Maranello dove la presidenza passa a John Elkann. Le novità sono emerse al termine di una raffica di consigli d'amministrazione delle società coinvolte. La successione era prevista per la prossima primavera in Fca e solo nel 2021 in Ferrari. L'accelerazione dei programmi è frutto di un aggravarsi delle condizioni di salute che non consentiranno più al super-manager di riprendere il lavoro. Situazioni umane insondabili che impongono il massimo rispetto. Marchionne non appariva in pubblico dal 26 giugno scorso, quando aveva consegnato ai Carabinieri un Jeep Wrangler per la sorveglianza balneare. Fca «comunica con profonda tristezza che in settimana sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria del Dr. Marchionne, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore». Da qui la convocazione rapidissima dei consigli d'amministrazione per la successione. L'arrivo di Mike Manley, britannico 54 anni, avviene nel rispetto dei programmi che parlavano di un cambio interno. Il nuovo capo di Fca è stato amministratore delegato Jeep dal 2009 e dal 2015 di Ram i due marchi di maggior successo del gruppo. La Jeep è passata da 300 mila a un milione di vetture e Ram resta il pick up più venduto in Usa. Manley è stato scelto fra una rosa che comprendeva Alfonso Altavilla, capo delle operazioni in Sud Europa, e Pietro Gorlier, capo di Magneti Marelli. Nelle ultime ore si era parlato anche di una possibile candidatura di Vittorio Colao, che ha da poco lasciato la guida di Vodafone. Anche Louis Carey Camilleri, nuovo amministratore delegato della Ferrari, era conosciuto in azienda pur non avendo cariche manageriali. È membro del Cda del Cavallino e presidente della Philip Morris. Egiziano di origini maltesi, 63 anni, Camilleri parla quattro lingue (tra cui l'italiano) ha tre figli e recentemente si è parlato di lui per una relazione con la ex top model Naomi Campbell. Il suo patrimonio personale è valutato in 150 milioni. Il nuovo presidente della Ferrari è invece John Elkann, guida della holding della famiglia Agnelli, la Exor. Il compito che aspetta Manley e Camilleri è titanico. L'identificazione fra Sergio Marchionne e il gruppo è stata totale. Un processo che si è consolidato in 14 anni di lavoro che ha trasformato la Fiat, macilenta e sull'orlo del fallimento, e più tardi Chrysler, che invece era già fallita, in un grande gruppo industriale capace di fatturare 100 miliardi, guadagnare un miliardo all'anno e di azzerare i debiti. E se Ferrari è ormai un gioiello apprezzato dagli investitori di tutto il mondo (dalla quotazione avvenuta nel 2016 il valore del titolo si è triplicato), i compiti che aspettano Manley sono molto più impegnativi. Marchionne lascia il gruppo dopo averne risanato le finanze. C'è però da costruire tutto il futuro industriale che il manager con il pullover aveva previsto nel segmento premium. Nel corso della presentazione del Piano industriale avvenuto l'1 giugno aveva puntato tutte le carte su quattro marchi: Jeep, Ram, Alfa e Maserati. Due italiani e due americani. La scommessa negli Usa sembra praticamente vinta. Molto più difficile la partita con Alfa e Maserati che sono andate allo scontro diretto con Bmw, Mercedes e Audi. Una partita che, al momento non ha portato ai risultati sperati. Sarà da qui che Manley dovrà ripartire senza dimenticare la Borsa che, con tutta probabilità, lunedì risponderà in maniera rabbiosa all'uscita di Marchionne. «Manley e la squadra di management - conclude la nota - lavoreranno alla realizzazione del piano di sviluppo 2018-2022 presentato a Balocco il 1 giugno scorso che assicurerà a Fiat Chrysler Automobiles un futuro sempre più forte e indipendente». E questo, almeno per il momento chiude con tutte le possibilità di future alleanze.

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