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"Non potete toccare le pensioni"

I margini per modificare la legge Fornero sono esauriti. Servono altre politiche: più nascite, più lavoro e gestione degli immigrati

Filippo Caleri
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Nessuno tocchi le pensioni modello Fornero. Gli spazi per modifiche degli effetti indesiderati creati dalla riforma previdenziale introdotta dal governo Monti sono stretti. Anzi i margini di manovra sono praticamente esauriti dopo le correzioni apportate alle norme per correggere le distorsioni generate dalla prima applicazione, come gli esodati, e l'Anticipo pensionistico voluto dal governo Renzi. Intervenire in campo pensionistico significa dunque ripensare complessivamente il sistema, nella consapevolezza però che, di fronte al progressivo invecchiamento della popolazione, non si può aggravare ulteriormente il debito. L'analisi della Corte dei Conti non lascia scampo al governo gialloverde a nuovi possibili correttivi dell'attuale sistema previdenziale, invitando anzi a «preservare» i miglioramenti degli ultimi anni e a guardare ad altri tipi di politiche per riequilibrare la spesa: azioni a favore della natalità, stimoli alla partecipazione al mondo del lavoro, ma anche una gestione «equilibrata dei flussi migratori». L'Italia, come gran parte dell'Europa, deve fare infatti i conti con tendenze demografiche sfavorevoli che peseranno inevitabilmente sulle pensioni e più in generale sulle finanze pubbliche. Prima che il fenomeno esploda in tutta la sua forza, ammoniscono i magistrati contabili nel Rapporto 2018 sul coordinamento della finanza pubblica, è quindi ora di accelerare sulla riduzione del debito. «È necessario affrettarsi a ridurre e in prospettiva a rimuovere, l'inevitabile pressione che un elevato debito pubblico pone sui tassi di interesse e sulla complessiva stabilità finanziaria del Paese», avverte la Corte. E l'occasione è ora o mai più, sembra suggerire il rapporto. «Il triennio 2018-2020 si presenta come un'eccezionale finestra, dal punto di vista delle opportunità offerte dal contesto macroeconomico alla riduzione del debito: il congiunto operare della ripresa dell'inflazione e del permanere del costo medio del debito su livelli particolarmente bassi - scrive ancora la Corte - dovrebbe garantire, diversamente dal passato, un differenziale favorevole tra crescita economica e costo del debito». Proprio per questo si dovrebbe approfittare «per rendere più spedito il processo di riduzione del rapporto debito/Pil». Senza entrare nel dibattito politico su flat tax o reddito di cittadinanza, i magistrati accennano quindi anche alla necessità di una riforma «strutturale» del sistema fiscale, «abbandonando la logica degli aggiustamenti a margine», per assicurare una maggiore equità e «un più favorevole ambiente per la crescita». In ogni caso la magistratura contabile ha rimarcato come nel settore pensionistico il nostro Paese ha realizzato negli ultimi anni un aggiustamento rimarchevole. Come sottolineato nel Def 2017 e confermato nel Documento di quest'anno, la minore incidenza della spesa in rapporto al Pil derivante dagli interventi di riforma a partire dal 2004 ammonta cumulativamente a 60 punti percentuali fino al 2050, un effetto che è da ascrivere in misura importante con la legge 214/2011. La correzione effettuata con la Legge Fornero è stata brusca ma è la virulenza della crisi sovrana che l'ha imposta. «È un quadro chiaro scuro quello tinteggiato dalla Corte dei Conti, riguardo la necessità di una riduzione della pressione fiscale che a causa degli alti tassi di interesse può nuocere alla stabilità finanziaria del Paese. Occorre altresì pensare ad un nuovo sistema fiscale, considerando l'invecchiamento della popolazione che incide sulla spesa pubblica dell'Italia» ha dichiarato in una nota Paolo Capone, segretario generale Ugl.

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