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Il contratto Lega-M5S manda il MontePaschi sull'ottovolante in Borsa

Secondo giorno di calo a Piazza Affari

Filippo Caleri
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È terminata l'ennesima giornata difficile per Monte dei Paschi di Siena. Il titolo è stato sospeso due volte al ribasso questa mattina, poi è arrivato a perdere oltre il 5%. A metà seduta il calo si è ridotto, ma in chiusura ha lasciato sul terreno comunque il 3,52% a 2,82 euro. Ad accompagnare il ribasso del titolo, le polemiche relativa al punto del contratto tra M5S e Lega che riguarda l'istituto. Lo Stato «azionista deve provvedere alla ridefinizione della mission e degli obiettivi dell'istituto di credito in un'ottica di servizio», riporta il documento ufficializzato dalle squadre di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma ad alzare la pressione intorno alla banca - e a infiammare le reazioni di politica, sindacati e azionisti - sono state soprattutto le parole pronunciate ieri del leghista Claudio Borghi sulle intenzioni del futuro governo M5S-Lega, che per la banca senese vorrebbe il mantenimento del controllo statale, un cambio di governance e lo stop al piano di chiusura delle filiali. Parole commentate duramente dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che le aveva definite «gravi» e in grado di provocare «una crisi di fiducia» in una nota diffusa dopo che il titolo dell'istituto che ieri a Piazza Affari ha segnato in chiusura un calo dell'8,8%. La giornata di oggi è stata caratterizzata da un susseguirsi di commenti. «Se ci troviamo ad affrontare il problema Mps è forse perché chi ha governato finora non l'ha mai affrontato decentemente», dichiara Luigi Di Maio ad Aosta, aggiungendo che «sul tema banche noi tuteleremo i risparmiatori con la massima responsabilità». Dello stesso parere il leader leghista, Matteo Salvini, che si augura che Mps «torni a recuperare tutto», anche se «la banca più storica d'Italia non è stata massacrata dal contratto di governo ma da qualche farabutto e delinquente». Una sfida alla politica viene però dai piccoli azionisti della banca senese. Sergio Burrini, membro del comitato direttivo dell'associazione Buongoverno Mps, suggerisce di mettere i politici alla prova e chiede maggiore chiarezza. Come «comuni cittadini siamo un pò stanchi di vedere questo balletto della politica», sottolinea Burrini, per cui i politici dovrebbero passare dalle parole ai fatti. A chiedere «stabilità» e uno stop alle polemiche sull'istituto sono invece i sindacati. La Fisac Cgil auspica la fine del «gioco delle dichiarazioni pericolose». I dipendenti dell'istituto devono poter continuare a lavorare «con tranquillità», spiega il segretario Federico di Marcello, ricordando che Mps è «faticosamente» tornata «ad avere una trimestrale in utile, tutto sembrava risollevarsi e poi, puntualmente, ogni volta c'è qualcuno che tenta di ritirarci giù». Per la Fabi, invece, «fare dichiarazioni rispetto a futuri ipotetici scenari» rischia di «riversarsi negativamente sulle azioni» e generare ripercusisoni sui lavoratori che «da anni stanno pagando prezzi pesantissimi per il rilancio della banca». A chiudere il corso delle dichiarazioni italiane è stata infine la Consob. L'Authorithy interviene con un richiamo invitando alla «massima prudenza e misura nella diffusione di informazioni che possano avere impatto sull'andamento dei titoli». La commissione ha auspicato inoltre «cautela» nel caso in cui «comunicazioni o dichiarazioni provengano da chi svolge funzioni pubbliche o ha poteri decisionali», suggerendo di parlare «a mercati chiusi». Mentre un'altra Commissione, quella europea riferisce di stare monitorando l'implementazione della sua decisione sugli aiuti di Stato e ricorda che «è responsabilità degli Stati membri rispettare gli impegni che hanno assunto».

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