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Ricorso dell'Italia per l'Agenzia Europea del Farmaco

Giuseppe Sala

Nunzia De Girolamo
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La nuova sede dell'Agenzia europea del farmaco ad Amsterdam non sarà pronta prima della fine del 2019 e la soluzione provvisoria "non è ottimale", perché offrirà solo "la metà dello spazio" rispetto agli uffici londinesi. L'allarme arriva dal direttore di Ema, Guido Rasi, nel corso di una conferenza stampa con le autorità olandesi e ha subito scatenato le reazioni bipartisan del mondo politico italiano che ora con il ricorso spera di riaprire la partita per l'assegnazione a Milano. Già da ieri sera a Palazzo Chigi è emersa l'intenzione del governo di intraprendere "ogni opportuna iniziativa" presso la commissione europea e le istituzioni comunitarie competenti "affinché, anche a seguito di quanto dichiarato dal direttore dell'Agenzia, venga valutata la possibile riconsiderazione della decisione che vide Milano battuta al sorteggio finale". I primi a rilanciare la candidatura del capoluogo lombardo, bocciata dalla monetina dopo che il voto finale si era concluso in parità, sono il presidente della Lombardia Roberto Maroni e il sindaco Giuseppe Sala. "Ma come, Amsterdam non è pronta? Ci hanno presi in giro? - è il commento del governatore uscente - Cara Commissione Ue, riporta Ema a Milano, subito: il Pirellone è pronto e disponibile". Gli fa eco il primo cittadino: "Milano è in grado di rispettare la tempistica richiesta, sia per la sede che per tutte le condizioni a latere. Sono in contatto con il Presidente del Consiglio per valutare tutte le possibili iniziative". Per il candidato del centrosinistra alla Regione, Giorgio Gori, "sarebbe opportuno che le istituzioni europee tornassero a valutare la proposta di Milano" perché "alla luce dei nuovi fatti il dossier di Milano sembra però oggi preferibile". Della stessa opinione il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per cui "Milano era pronta e operativa, sarebbe stato meglio decidere su elementi tecnici senza affidarsi alla sorte". D'accordo anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, che chiede che "il governo riproponga la scelta di Milano. È importante fare presto nell'interesse dei cittadini europei". Anche dal mondo dell'imprenditoria farmaceutica emerge una richiesta di chiarezza. "Sono passati poco più di due mesi dall'assegnazione dell'Ema ad Amsterdam e siamo tornati al punto di partenza", commenta Diana Bracco, presidente e amministratore delegato dell'omonimo gruppo farmaceutico. "Ciò che sospettavamo è emerso alla luce dei fatti: mentre Milano metteva a disposizione una sede prestigiosa, subito operativa e addirittura gratis per un primo periodo, Amsterdam non soltanto a causa di gravi ritardi non avrà la sede definitiva pronta nei tempi richiesti, ma anche la sede transitoria risulta inadeguata", insiste la numero uno dei Gruppo Bracco. Nel presentare i piani per un "edificio di punta, moderno", che accolga ad Amsterdam i circa 900 scienziati e ricercatori costretti a lasciare Londra a causa della Brexit, Rasi ha sottolineato che il palazzo, del valore fra 250 e 300 milioni di euro, non sarà pronto sino al novembre 2019 mentre l'agenzia dovrà essere operativo alla scandenza della Brexit, il 30 marzo. Il direttore di Ema ha ammesso che "le ambiziose sfide" hanno reso l'obiettivo "ancor più difficile".

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