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L'Italia punta i piedi sul bilancio UE: "Risorse a immigrazione o sarà veto"

Carlantonio Solimene
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Non un "veto" vero e proprio, piuttosto una "riserva" che rappresenta sostanzialmente un gesto dimostrativo.  E' la scelta dei governo italiano, che ha "confermato la riserva" alla proposta di compromesso fatta dalla presidenza slovacca per la revisione di mid-term del bilancio pluriennale della Ue (2014-2020). Per il governo italiano questa proposta non può essere considerata accettabile poiché lacunosa per quanto riguarda le risorse per immigrazione, sicurezza e disoccupazione giovanile. Ad annunciare la mossa era stato il sottosegretario Sandro Gozi a margine del Consiglio Affari Generali a Bruxelles. Poi è stato lo stesso premier Renzi a commentare la scelta: "Noi non siamo contro l'Europa, siamo per l'Europa, non siamo più - ha detto - il problema, ma piuttosto i sostenitori di una tesi alternativa a questa Europa. Siamo per una Unione che metta al centro i valori e gli ideali, la passione, l'innovazione, la ricerca. Che parli un pochino più di biotec e nanotecnologie e un pochino meno di 'zero virgola' e di regole burocratiche". "Non intendiamo più - ha concluso Renzi - assumere la funzione di riempire di soldi i Paesi europei che non solo non accettano gli accordi che loro stessi hanno firmato, ma che con i nostri soldi tirano su i muri". La decisione italiana - visto più che altro come una mossa elettorale dalle opposizioni - non dovrebbe avere in ogni caso particolari effetti sul bilancio della Ue. A confermarlo è stata la presidenza di turno slovacca, che si è detta soddisfatta per "aver raggiunto un ampio consenso" sulla revisione del bilancio pluriennale e, pur "rispettando la riserva espressa dall'Italia, che ha bisogno di più tempo per unirsi al consenso", e "l'astensione del Regno Unito", presenterà comunque la proposta di accordo di bilancio al Parlamento europeo.  La presa di posizione italiana rappresenta semplicemente un primo stop sul quale i contendenti avranno almeno un anno di tempo per trovare una mediazione. Non è la prima volta che il nostro Paese punta i piedi nella Ue. Nelle precedenti occasioni, però, era stata sufficiente la minaccia del veto per ottenere quanto richiesto. Celebre fu l'occasione in cui Mario Monti, nel 2012, sfidò Angela Merkel per ottenere lo scudo anti-spread della Bce.  Nel 2008, invece, toccò a Silvio Berlusconi. che minacciò il veto sul pacchetto clima-energia della Commissione e alla fine ottenne la tutela del settore manufatturiero.

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