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Zuckerberg cambia idea su Facebook e le bufale online

Davide Di Santo
Davide Di Santo

Professionista dal 2010, bassista dal 1993, padre di gemelli dal 2017. Su Tecnocrazia scrivo di digitale e tecnologia

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Ebbene sì, Facebook è una media company. Mark Zuckerberg ha smesso di negare l'evidenza e ha ammesso che la sua creatura non è solo un contenitore usato dagli utenti per condividere informazioni, ma è in grado di influire sulla percezione dei contenuti che ospita da parte dell'opinione pubblica. Una precisazione che, per non apparire quasi superflua, va letta nell'ambito del dibattito - non solo americano - sul ruolo delle notizie volutamente false che hanno caratterizzato le Presidenziali Usa. "Siamo un nuovo tipo di piattaforma, non una società tecnologica tradizionale ma neanche una media company tradizionale. Facciamo tecnologia e ci sentiamo responsabili per come viene usata", ha detto Zuckerberg in un video in cui conversa con la numero due di Facebook Sheryl Sandberg, ribaltando tutte le sue precedenti dichiarazioni in materia. "Non scriviamo le notizie che le persone leggono sulla piattaforma - continua - Ma allo stesso tempo sappiamo che facciamo molto di più che distribuire notizie e siamo una parte importante del discorso pubblico". Per il momento la presa di responsabilità di Zuckerberg  si è concretizzata con l'impegno a svelare le bufale che circolano sul social network attraverso la collaborazione con alcune testate giornalistiche che si occuperanno del famigerato fact-checking. Scelta, questa, già oggetto di una diatriba sull'imparzialità dei certificatori di notizie chiamati a porre il bollino dell'attendibilità sui contenuti. Intanto, dopo le dirette video, Facebook ha anche lanciato quelle radio - in streaming e podcast - strumenti che completano la vocazione di media cannibale della creatura di Zuckerberg.

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