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SPAZIO ITALIANO

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Dalla sede futuristica dell'Asi alle prestigiose collaborazioni con la Nasa Tricolore alle stelle: la nostra industria è tra le migliori del mondo

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Ilsettore aerospaziale va a gonfie vele, «pilotato» dalla nostra Agenzia Spaziale che ha «conquistato» la sua nuova futuristica sede a Tor Vergata, nella Capitale. Un primato italiano fatto di scienza, tecnologia, lavoro e prestigiose collaborazioni. Tra le brillanti intuizioni «made in Italy» il satellite «tascabile» europeo «Agile», che, a cinque anni dal lancio e con tanti successi alle spalle, è ormai lo «spirito-guida» delle future missioni europee. «È un esempio del ruolo importante che l'Italia può giocare a livello europeo nelle missioni scientifiche», ha detto il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese, ieri, nell'incontro per celebrare gli obiettivi raggiunti e superati da Agile che gli hanno fatto guadagnare l'importante premio «Bruno Rossi». Con 60 milioni di costo e con i suoi strumenti iper-tecnologici racchiusi in un cubo di 60 centimetri di lato, pesante 350 chilogrammi, Agile rappresenta il modello vincente anti-crisi. Realizzata grazie alla collaborazione fra Asi, Istituto Nazionale di Astrofisica e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, la missione del satellite deve tutto alla capacità italiana di realizzare strumenti scientifici all'avanguardia. Ed è grazie a questa capacità, ha aggiunto Saggese, se l'Italia è presente in tutte e tre i progetti all'esame dell'Agenzia Spaziale Europea per il programma Cosmic Visione 2015-2025. «La ricerca italiana è in grado di formulare proposte che spingono in avanti le conoscenze tecnologiche. Questo è motivo di grande soddisfazione», ha affermato Saggese. Le tre missioni candidate che «parlano italiano» sono Lisa Pathfinder (sulle onde gravitazionali), Juice (per l'esplorazione delle lune di Giove) e Athena (per lo studio dei fenomeni estremi dell'universo, come i buchi neri). È una nuova strategia dell'Esa, ha spiegato Saggese: «Promuovere piccole missioni dell'ordine di grandezza di una cinquantina di milioni, per favorire lo sviluppo tecnologico dei Paesi più piccoli». In quest'ottica, ha proseguito, «l'Italia ha deciso di puntare sulla realizzazione degli strumenti al servizio delle missioni: è un settore che può offrire opportunità importanti». E che opportunità: a trascinare l'export italiano negli Usa, in questo momento, non sono solo i tradizionali comparti «forti»: moda, agroalimentare, meccanica e chimica, ma soprattutto i cosiddetti «prodotti a tecnologia avanzata». Nel complesso il valore delle esportazioni italiane di questi prodotti è passato dai 2,9 miliardi di dollari nel 2010 ai 3,3 miliardi del 2011. In questa categoria merceologica la voce «aerospazio» è quella che pesa di più, rappresentando oltre il 35% della categoria, con esportazioni per circa un miliardo di dollari nel 2011. Oltre il 50% dello sviluppo delle attività dell'industria aerospaziale italiana è avvenuto nell'ambito della collaborazione tra l'Asi, l'Esa e l'americana Nasa. «Considerando che le attività della Stazione Spaziale Internazionale continueranno almeno fino al 2020 - ha osservato Gustavo Priotto, responsabile dell'ufficio Asi/Altec al Johnson Space Center di Houston - si prevedono ulteriori ed importanti prospettive di crescita in questo ambito». Della nuova sede dell'Asi, un'«astronave» poggiata su una collina di Tor Vergata, si è parlato sabato in un'affollata conferenza al romano Maxxi con gli architetti Alfonso Femia e Gianluca Peluffo.

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