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Tarzan, il macho della giungla che non invecchia mai

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Tarzan nella trasposizione cinematografica di Richard Thorpe

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«Io Tarzan, tu Jane»... E chi se lo dimentica il tormentone, oggetto di mille varianti goliardiche, nonché di una canzone rock di Edoardo Bennato («Benvenuta nella jungla, io Tarzan e tu Jane,/senti quanta aria pura, guarda quanto verde c'è,/ qui si vive la natura, proprio come piace a te»)? Ovviamente non possiamo nemmeno dimenticare Cita, la simpatica, affettuosa scimmietta che segue l'uomo della jungla in tutte le sue avventure e che ha avuto, diciamo così, una «replica», umano-subumana nel personaggio di Mariangela, la bruttissima figlia di Ugo Fantozzi, peraltro interpretata da un maschio nemmeno tanto brutto, l'attore e pittore Plinio Fernando. Ma torniamo a Tarzan. Ebbene, chi se lo immagina eternamente giovane, agile e muscoloso, non dimentichi che sta per compiere cento anni.   Infatti, «Tarzan of the Apes», ovvero «Tarzan delle Scimmie», romanzo di Edgar Rice Burroughs (un bel tipo: combatté col generale Custer contro gli Apaches, fu buttato fuori dall'esercito perché si era arruolato in modo irregolare e alla fine decise di fare lo scrittore. Fortunato, anzi fortunatissimo), cominciò a uscire a puntate nell'ottobre del 1912 sulla rivista «All Story» e due anni dopo apparve in volume per l'editore McCluirg di Chicago. Cento anni. Come passa il tempo... E di Tarzan quanti se ne sono visti: un ciclo narrativo di 24 libri, tradotti in più di cinquanta lingue; trenta film; e poi radio, dischi, figurine (Perugina, negli anni '30), fumetti, telefilm, cartoni animati... Il nostro eroe - nome di battesimo John Clayton, titolo Lord Greystoke, dunque aristocratico lignaggio, da subito orfano di babbo e mamma, allevato con amore da una tribù di gorilla nel fondo più profondo dell'Africa Nera - le candeline sulla torta se le merita tutte. Perché, per dirla con la canzone augurale, è un bravo figliolo e nessuno lo può negare. Più che mai «in grande» la festa tra stelle e strisce USA. Dove la Fondazione Burroughs non si accontenta di lustrare l'immaginario collettivo perché l'icona sia sempre splendente, ma, consapevole che Tarzan, così come avvenuto in passato, può essere ancora una «miniera d'oro», ha scelto lo scrittore Andy Briggs per dare rinnovellato vigore al personaggio. Infilandolo dritto dritto nel moderno, anzi nel post-moderno, con la bella Jane, impegnata tra playstation, iPod e Facebook, mentre lui, ardimentoso paladino dell'ambientalismo e grintoso «ecowarrior», se la dovrà vedere con i nemici della natura. In un paio di romanzi (il primo, «Tarzan-The Greystoke Legacy», dovrebbe uscire nel 2011), ambientati in Congo, e nei quali, visto il successo riscosso da personaggi giovani e giovanissimi, vampiri compresi, Tarzan sarà un ragazzo di diciassette anni e Jane una fanciullina di quattordici. Ovviamente l'industria hollywoodiana vuol la sua: anche qui, due progetti, l'uno che vede in campo il regista, sceneggiatore e produttore messicano Guillermo del Toro, l'altro in cui dovrebbe essere convolta la Dreamworks di Steven Spielberg. Nell'attesa, una rilettura dei romanzi di Edgar Rice Burroughs non ci sta male. Magari per trovarvi il «vero Tarzan»: di sicuro, meno perbenista e «Remigio alla legge (della jungla) ligio» di come appare al cinema, ma più turbinosamente avventuroso-onirico. Come la sua jungla: un trionfo della fantasia, con appendici visionario-allucinatorie. Dovrebbe esser collocata in Africa, infatti, ma il suo è piuttosto un Altrove, vista la proliferazione creativa di Edgar. Il quale, per le storie del suo Eroe, inventa un'infinità di luoghi immaginari (e ci riesce tanto bene che in seguito si cimenterà anche con la fantascienza): da Abramo - un villaggio che si trova nel cratere di un vulcano spento - ad Adendrohakis - un palazzo alto trentasei piani ed abitato dagli Uomini-Formica - , da Athne - la Città d'avorio - a Cathne - la città d'oro -, da Korsar - un porto situato in un regno sotterraneo - a Xujan - una città abitata da una popolazione di folli. (per maggiori dettagli, cfr. Anna Ferrari, «Dizionario dei luoghi letterari immaginari», UTET). Nell'attesa, anche, se capita, una "ripassata" cinematografica. Da un Tarzan all'altro, il viaggio è lungo, se si tiene conto che il primo «uomo della jungla» è quello portato sullo schermo da Elmo Lincoln con due film nel 1918 e un serial di 15 episodi di 20 minuti l'uno nel 1921. Ma come si presentava l'uomo-scimmia? «Nerboruto di media statura, capellone (con parrucca) e nastro bianco sulla fronte» «Il Morandini - Dizionario dei film», Zanichelli). Con Johnny Weissmuller (culturista austriaco come il governatore repubblicano Arnold Schwarzenegger - ai suoi tempi, Conan il Barbaro), comincia la stagione dei belloni ad alto tasso di muscolo eroico - erotico: Buster Crabbe, Herman Brix, Lex Barker, Gordon Scott (anche lui «tedesco di Germania», vero nome Werchkul, altezza 190 cm., petto 123 cm., peso 98 kg.:il più gagliardo degli uomini-scimmia) ecc. Notizia curiosa: c'è anche un Tarzan senza Jane. È quello interpretato da Ron Pierce: tre film (1967-70) e un serial tv, per un eroe della jungla «mite, asessuato e coltissimo», nonché accompagnato da un ingegnoso trovatello che in svariate circostanze lo cava d'impaccio. Al momento, manca un Tarzan «gay»: ma l'«outing» non si farà aspettare.  

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