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«IO E MILES DAVIS»

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L'universo della musica spiegato con la tromba

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È stato il poeta della tromba, della lunga evoluzione del jazz moderno e, a partire dagli anni Quaranta, non c'è stato un solo musicista, non solo di jazz, che non abbia subito la sua influenza artistica. Alla fine degli anni Sessanta, dopo aver raggiunto le più alte vette di successo e popolarità, Davis sembrò voltare le spalle al jazz o almeno a quel tipo di pubblico che per anni lo aveva idolatrato; in realtà il trombettista voleva solo diventare ancora più popolare, magari proprio presso quell'audience giovanile interessata al rock. Ebbe ragione anche in quell'occasione: il suo astro brillò ancora, anche se dietro a quell'atteggiamento si celava una profonda insicurezza, un senso di disagio e di invidia nei confronti di altri artisti. «Io & Miles Davis» analizza il carattere e la personalità del grande musicista, un tributo intenso e complesso ma anche un modo brillante, poetico, talora provocatorio per rivelare l'uomo al di là degli occhiali scuri e della leggenda. Un libro onesto e sconcertante, scritto da da Quincy Troupe, che del jazzista fu amico e confidente, ruolo ambito da molti (mogli, amanti, impresari, musicisti, produttori) ma ottenuto da pochissimi. Troupe è uno dei più originali e apprezzati scrittori e poeti contemporanei e a Miles Davis ha dedicato altre sue opere, a cominciare da «Miles: l'autobiografia»; (Minimum Fax), per non parlare di un ciclo radiofonico dedicato al trombettista con cui nel 1991 ha vinto il prestigioso Peabody Award. Al di là della storia, della serie di incontri, fra aneddoti e critica sociale, Quincy Troupe ci tiene a sottolineare che la musica e lo spirito di Davis continuano a vivere nell'espressione creativa degli innumerevoli musicisti, artisti visivi, ballerini e scrittori che sono stati influenzati dal suo esempio e che in qualche modo portano avanti la sua visione. Certamente ha cambiato il corso della musica sei o sette volte, ai limiti della capacità del pubblico di ascoltare e capire ciò che la sua musica voleva comunicare. «Miles Davis - scrive Troupe - è stato uno dei nostri più importanti barometri culturali, a prescindere dal fatto che il suo essere di colore ci piaccia o no. Ha rappresentato il meglio e il peggio di ciò che siamo, della personalità (quale essa sia) del nostro paese, proprio come Picasso e Mozart rappresentarono le loro nazioni». Quincy Troupe, «Io e Miles Davis» Pequod, 162 pagine, 14 euro

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