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PARIGI — Atmosfera dannunziana Anni '20 in scena l'altra sera a Parigi, per il defilè di Yves Saint Laurent ...

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Nella gara che inevitabilmente si crea tra le passerelle parigine, arrivati alla fine della kermesse del pret-a-porter, si può dire che Ysl ha vinto la corsa, anche rispetto a McQueen (cavallo di razza della stessa scuderia Gucci). Tom Ford non ha avuto bisogno di un'eclatante piece teatrale, di una complessa sceneggiatura. Il suo colpo di teatro sono stati gli abiti, i gioielli (la nuova collezione Boucheron, marchio Gucci Group, splendeva ai polsi delle modelle), le scarpe, e perfino le chiome, in un'esplosione di ricci frisè, densi e voluminosi come un nido di vipere. Silhouette fluida sul corpo quasi androgino, linea scivolata sul busto, ma che si raccoglie sempre stretta e fasciante sui fianchi, per poi liberarsi di nuovo nel plissè o nel lieve godet delle gonne, nella ricchezza dei pantaloni in satin ripresi stretti al polpaccio. Gli abiti sono scollatissime canottiere di raso con fusciacche annodate basse sulle anche, sono cascate di jais o di monetine tintinnanti sul tulle. Le giacche sono severe, quasi delle divise, ma in satin o in morbida nappa, lunghe e anch'esse avvolte da alte cinture sui fianchi. I trench e i blazer in cannettiglia nera sono un tocco di contrasto sulla liquidità dei vestiti che si muovono aerei intorno al corpo. Il finale è con una serie di smoking neri veramente notevoli, quasi un omaggio alla storia della maison Yves Saint Laurent, che di questo capo maschile fece uno strumento di seduzione femminile, ma anche una personale interpretazione: le giacche lunghe e sciallate, aperte sul gilet scostato dal corpo, i pantaloni che si raccolgono intorno al polpaccio con una lunga abbottonatura. Ai piedi sempre scarpe bianche e nere, alte ma allacciate quasi in foggia sportiva, improvvisamente ricoperte di luccichii per l'uscita finale. È una collezione soprattutto da sera quella che Tom Ford ha voluto presentare, quasi a sottolineare che ormai la moda è fatta di pezzi forti, significativi e importanti. Una grande donna può mettere una grande gonna, sempre, a qualsiasi età: a dirlo è Romeo Gigli che per la sua sfilata, ieri a Parigi, ne ha portate in passerella tante, anche enormi, anche coraggiose, in un trionfo di pizzo cerato e sangallo spalmato, di rete tecnica e di seta laccata. Le donne con le gonne di Romeo Gigli sono romantiche, ma amano la città: la seta delle loro sottane diventa asfalto, le stampe sono graffiti metropolitani (anche per i pantaloni, che pure sono presenti nella collezione). Le giacchine hanno un'aria urbana precaria, la ragazza è una regina della notte che si è vestita in fretta, le scarpe sono improbabili (ma bellissime!) e lei vacilla come una bambina sulle zeppe e sui tacchi a punto interrogativo. Ma è comunque una femminilità molto libera quella che sfila sulla passerella di sabbia rossa: le modelle hanno un trucco-non trucco e i capelli scomposti, indossano T- shirt tagliate dalle zip come i quadri di Fontana, portano magliette con la scritta «freedom» ricamata con la fettuccia, osano trasparenze e trafori, ma quasi senza farci caso. Per la sfilata basterebbe questo, e invece si aggiungono forse un pò troppe frange e coriandoli setosi, in un mix ridondante di lavorazioni. Le tinte hanno il fascino di sempre, dalla palette dei rossi ai grigi scuri fino all'asfalto, dai gialli aranciati all'ocra. Il finale è una bella rassegna di grandi sottane, a balze di stropicciato chiffon a grafismi, a lievi pannelli sbiechi, a godet di satin, a volants di pizzo metallico e geometrico, con il clou di un abito lungo a rete di fiori.

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