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Macy Gray pronta a conquistare l'Italia con un album e un concerto dal vivo

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Con queste credenziali oggi Macy Gray torna sulle scene con un album tutto nuovo dal titolo «The Trouble With Being Myself». Dodici brani alla sua maniera in cui l'artista americana nata e vissuta a Canton, nell'Ohio, riesce a fondere insieme generi come l'hip-hop, il jazz, l'R&B, il soul e il rock con grande naturalezza. «Ho imparato ad apprezzare tutti i tipi di musica - ha dichiarato una volta - solo perché ci sono stata in mezzo e li ho vissuti». Diversi anche i temi trattati nell'album che passa da canzoni d'amore come «When I See You» (il pezzo che apre il disco), «She Ain't Right For You» o «She Can't Write Songs About You» a brani come «Happiness» sulle piccole gioie quotidiane o come «My Fondest Childhood Memories» che racconta di tristi esperienze di un'infanzia difficile. Per ascoltarla dal vivo bisognerà aspettare il prossimo 25 maggio quando l'artista americana sarà a Milano in occasione del Cornetto Free Music Festival per il suo unico concerto italiano. Dalla musica anglosassone ai ritmi spagnoli. Il mondo è «Bonito»: il quarto disco degli Jarabe De Palo, in uscita il 9 maggio, è ancora una volta all'insegna del pensiero positivo di jovanottiana memoria. Dopo il successo di «La flaca» e di «Depende», la band di Barcellona (oltre 4 milioni e mezzo di dischi venduti) sfida il mercato estivo con un nuovo tormentone che, però, non sembra avere la stoffa dei due precedenti. «Non facciamo dischi a tavolino - racconta il leader della formazione, Pau Donés - e il successo a volte è frutto del caso. Il nostro terzo album "De vuelta y vuelta", ad esempio, non è piaciuto e in Spagna ci hanno persino definito fabbrica del kitsch. Ma non possiamo forzare certi meccanismi. Io scrivo quello che penso, lasciandomi influenzare solo dalle emozioni, dalla speranza e dall'ottimismo». Tagliato il codino e con un tatuaggio sul braccio, simbolo di amicizia, vita e amore, Donés dipinge un mondo solare e allegro, in cui regni la vera solidarietà «contro il razzismo basato non più sul colore della pelle ma sui soldi e sul potere», un mondo in cui sui giornali prevalgano le buone notizie, «sempre che alla gente - aggiunge perplesso - facciano più gola di quelle cattive». Nella sua casa di Montanuy, un paesino sui Pirenei di soli 39 abitanti, lo scanzonato trentacinquenne aragonese-catalano, in compagnia del suo cane e di uova al tegamino, ha raccolto le idee per il nuovo disco, un misto di musica brasiliana, caraibica, messicana e cubana. Ma Quanto c'è di ironico nel titolo «Bonito»? «Paradossalmente non c'è ironia. Io credo davvero che il mondo sia bello. Quello che non mi piace è che ogni giorno la nostra serenità è minata da violenze e terrorismi di ogni genere. Se vogliamo cambiare questo corso di cose, dobbiamo farlo in modo costruttivo e non con le bombe, come fanno spagnoli, americani e inglesi. Per fermare la guerra basta un sorriso. È la migliore forma di lotta».

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