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Bancarotta con Lele Mora, Emilio Fede assolto in appello

Il caso del prestito di Berlusconi per l'azienda dell'agente

Davide Di Santo
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La Corte d'Appello di Milano ha assolto Emilio Fede dall'accusa di concorso in bancarotta fraudolenta con Lele Mora ribaltando la sentenza con cui in primo grado era stato condannato a 3 anni e mezzo di carcere. Secondo l'accusa, in questa vicenda Silvio Berlusconi sarebbe stato vittima di un raggiro. Al leader di Forza Italia, l'ex direttore del Tg4 avrebbe chiesto un prestito da 2 milioni e 750mila euro da consegnare a Lele Mora per il salvataggio della sua società "LM Management". Soldi che però alla società non sarebbero mai arrivati e sarebbero stati trattenuti da Mora, che ha patteggiato, e dal giornalista. Una tesi però smontata dai giudici di secondo grado.  Emilio Fede, in particolare, era accusato di avere distratto un milione e 100mila euro del finanziamento di 2 milioni e 750 mila euro versato nel 2010 in più tranche da Silvio Berlusconi all'ex talent scout. Secondo il pm Eugenio Fusco, che aveva condotto le indagini, la somma versata dall'ex premier sarebbe stata "distratta dal fallimento e divisa con Fede ma anche trattenuta da Mora" per i suoi "capricci inutili". "Quel finanziamento - aveva detto durante la requisitoria - sarebbe servito per sanare la disastrosa situazione in cui versava l'impresa di Mora. Quei denari non dovevano essere dirottati in parte a Fede per i suoi buoni uffici presso Berlusconi. Non ne aveva diritto". Con l'assoluzione, la Corte ha anche revocato il risarcimento di 1 milione e centomila euro che Fede, assistito dagli avvocati Giuseppe Toraldo e Gustavo Pansini, avrebbe dovuto versare alla curatela del fallimento, che si era costituita parte civile. "Siamo felici anche per il suo dramma umano. Fino a ieri sera, era molto provato. La Corte d'Appello ha riconosciuto che la sentenza di prima grado era basata su elementi erronei", è il commento dell'avvocato di Fede, Giuseppe Toraldo. Le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni.

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