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Ancona, scoperta la setta macrobiotica. Adepti ridotti in schiavitù

Cinque indagati, la dieta prometteva di guarire malattie incurabili

Carlo Antini
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Una psico-setta nel campo dell'alimentazione macrobiotica che operava tra le Marche e l'Emilia. E' la scoperta fatta dalla polizia di Ancona, che ha iniziato le indagini nel 2013 grazie alla denuncia di una ragazza, in passato vittima della setta. La giovane ha raccontato ai poliziotti di aver creduto ai racconti sui benefici miracolosi della dieta elaborata dal capo della setta che, a suo dire, sarebbe stata in grado di guarire malattie incurabili per la medicina ufficiale. Al capo dell'associazione, un noto imprenditore del settore macrobiotico, e ad alcuni membri, anch'essi indagati, sono stati contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale. Gli stessi, approfittando dello status psicologico in cui versavano le vittime prescelte, attraverso il rigido controllo dell'alimentazione e la negazione del mondo esterno, soprattutto medico, manipolavano gli adepti arrivando gradualmente a gestirne l'intera vita e a pretendere da loro donazioni di denaro. Agli indagati vengono anche contestati reati di natura finanziaria per aver evaso il pagamento di imposte per centinaia di migliaia di euro. Le indagini hanno accertato che il rigido stile di vita imposto dal maestro, attraverso le diete MA.PI e le lunghe conferenze da lui tenute, durante le quali si parlava per ore della forza salvifica della sua dottrina alimentare, erano volte a plasmare un asservimento totale delle vittime. Tutta la loro vita era gestita dal maestro, che si avvaleva dei collaboratori prescelti, facenti parte della segreteria, che attraverso i capizona e capicentri, dislocati in varie parti d'Italia, all'interno dei Punti Macrobiotici, riusciva a manovrare a suo piacimento il mondo macrobiotico. Gli adepti venivano convinti ad abbandonare il loro lavoro e in genere ad abiurare la precedente vita e a lavorare per l'associazione quale ringraziamento per il messaggio salvifico ricevuto: di fatto si trattava di sfruttamento, costretti a lavorare per molte ore e, nella migliore delle ipotesi, sottopagati.

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