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Terremoto, 7 indagati per il crollo del campanile di Accumoli. C'è anche il sindaco

Silvia Sfregola
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Sono sette le persone indagate nell'ambito dell'inchiesta della procura di Rieti sul crollo del campanile di Accumoli, durante il terremoto dello scorso 24 agosto che provocò la morte di un'intera famiglia. Tra loro anche il sindaco di Accumoli, Stefano Petrucci. I sette, tra i quali ci sono i responsabili dei lavori di ristrutturazione la cui necessità era stata sottolineata anni prima della tragedia, sono a vario titolo indagati per reati che vanno dall'abuso d'ufficio e rifiuto di atti d'ufficio, al disastro e omicidio colposo. Al centro dell'indagine i mancati adeguati lavori di consolidamento della struttura la cui necessità era stata sottolineata già nei mesi immediatamente successivi al terremoto dell'Aquila dell'aprile 2009. La notte del 26 agosto 2016, il campanile della chiesa di San Pietro e Lorenzo crolla su una casa nella quale dormono Andrea Tuccio, Graziella Torroni, e i loro due bimbi: i quattro muoiono schiacciati sotto le macerie. Oltre al sindaco, sono indagati il responsabile unico del procedimento dei lavori sulla chiesa, e altri progettisti, collaudatori e direttore dei lavori. I sette «omettendo di adottare i doverosi interventi antisismici», sostengono gli inquirenti, «non impedivano, così cagionando, il crollo del campanile e il decesso» della famiglia Tuccio. Sono passati quasi nove mesi dalla scossa di terremoto di magnitudo 6.0 che alle 3:36 del 24 agosto, colpì Amatrice provocando 299 morti. Lo sciame sismico non si ferma nei mesi successivi, e il 26 e il 30 ottobre distrugge ancora, con scosse violente ed epicentro al confine tra Umbria e Marche. La scossa del 30 ottobre, di magnitudo 6.5, è in Italia la più forte degli ultimi trent'anni: il numero delle persone fuori casa, così come i danni, cresce esponenzialmente, pure senza registrare vittime. Nella seconda metà di gennaio, mentre proseguono le scosse e le attività legate all'emergenza terremoto, protezione civile e soccorritori fronteggiano un'eccezionale ondata di maltempo, che colpisce pesantemente Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Numerosi e complessi gli interventi: dal recupero e soccorso delle persone che si trovano in frazioni isolate, al ripristino della viabilità, delle infrastrutture e dei servizi essenziali gravemente compromessi dalle forti nevicate. Il territorio è già allo stremo quando, il 18 gennaio, quattro scosse di magnitudo superiore a 5.0 colpiscono nuovamente l'area, in particolare le Regioni Lazio e Abruzzo. Poche ore dopo le scosse una slavina travolge e distrugge l'Hotel Rigopiano, situato alle pendici del Gran Sasso, in provincia di Pescara. Le operazioni di ricerca e soccorso durano ininterrottamente otto giorni e otto notti, e consentono di mettere in salvo undici persone, ma 29 muoiono sotto le macerie. Altri cinque decessi sono dovuti a terremoto e maltempo nell'area colpita da quella che sembra un'emergenza infinita. Per il crollo dell'hotel Rigopiano, sei persone sono indagate, dallo scorso aprile, dalla procura di Pescara. Omicidio colposo plurimo e lesioni colpose i reati contestati nel fascicolo che vede iscritti tra gli altri il presidente della Provincia Antonio Di Marco, il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, e il direttore del resort Bruno Di Tommaso

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