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Aiutò a morire dj Fabo, il pm chiede l'archiviazione per Cappato

Davide Di Santo
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Aiutò dj Fabo a morire: ieri la Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per Marco Cappato. Il radicale era indagato per aiuto al suicidio in relazione alla morte avvenuta in Svizzera di dj Fabo - nome d'arte di Fabiano Antoniani - a fine febbraio scorso. La richiesta dei pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini dovrà essere valutata dal gip.  L'autodenuncia Il 28 febbraio, il giorno dopo la morte in una clinica vicino a Zurigo di Antoniani, il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni si era autodenunciato ai carabinieri della compagnia Duomo di Milano per avere accompagnato in auto fino in Svizzera dj Fabo, 39 anni, cieco e tetraplegico da 3 anni a casua di un incidente. Dopo l'autodenuncia è partita l'inchiesta della Procura di Milano. Non violato il diritto alla vita "Le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile o indegna dal malato stesso", ha scritto il pm nella richiesta di archiviazione. Per il pubblico ministero la giurisprudenza "ha inteso affiancare al diritto alla vita tout court il diritto alla dignità della vita inteso come sinonimo dell'umana dignità". Il viaggio in Svizzera Fabio Antoniani era diventato tetraplegico e cieco a seguito di un grave incidente stradale nel quale era rimasto coinvolto nel 2014. Da tempo aveva deciso di porre fine alle sue sofferenze e per mettere in atto il suo progetto, ha chiesto aiuto all'associazione "Luca Coscioni". Così Marco Cappato lo ha accompagnato in auto nel centro nel quale poi, Dj Fabo, "ha morso un pulsante per attivare l'immissione del farmaco letale", come ha raccontato l'esponente radicale, che al suo rientro in Italia si è presentato ai carabinieri per autodenunciarsi ed è stato sentito in Procura a Milano. Bene richiesta mia archiviazione x #djfabo In attesa del GIP confermo che continuerò a aiutare a chi vuole ottenere interruzione sofferenze.— Marco Cappato (@marcocappato) 2 maggio 2017 La notizia è stata accolta con entusiasmo dal deputato radicale. "Prendo positivamente atto della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Milano dopo le indagini svolte nei miei confronti in merito alla morte di Fabio Antoniani - ha commentato - In attesa della decisione del gip, posso confermare che è in corso e continuerà l'azione di aiuto alle persone che vogliono ottenere, in Italia o all'estero, l'interruzione delle proprie sofferenze, eventualmente anche attraverso l'assistenza medica alla morte volontaria in Svizzera". Ottimista anche il legale di Cappato, l'avvocato Filomena Gallo, segretario dell'associazione Luca Coscioni. "Restiamo in attesa di poter leggere le motivazioni complete formulate dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini nella richiesta di archiviazione e della decisione del gip. Se però le indagini nei confronti di Marco Cappato portassero a una archiviazione con le motivazioni che abbiamo potuto leggere dalle notizie stampa, allora potremmo dire che l'azione di disobbedienza civile di Cappato rappresenta un precedente fondamentale - ha detto il legale - La Procura entra infatti nel merito del concetto di vita dignitosa e di principi costituzionali e internazionali che sono anche fonte principale - prosegue il legale -. Ciò significa che Cappato, con la sua azione, ha aperto le porte non tanto e non solo alla possibilità di aiutare le persone affette da malattie irreversibili a interrompere le proprie sofferenze insopportabili in Svizzera, ma a farlo in Italia. È questo l'obiettivo per il quale ci battiamo da sempre". Adesso il gip potrà scegliere tra tre diverse soluzioni: accogliere la richiesta di archiviazione così come l'hanno formulata i pm, chiedere che siano fatte ulteriori indagini oppure disporre l'imputazione coatta per Cappato.

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