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"Sono usciti prima loro di galera che io dall'ospedale". Ecco le storie di chi ha provato a difendersi dai rapinatori

Silvia Mancinelli e Luca Rocca
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La rabbia e l'orgoglio delle vittime per i balordi assassini rimessi subito in libertà e per uno Stato che non c'è e mostra i muscoli perseguendo - di fatto - i cittadini che si sono fatti giustizia da soli. Gente picchiata in casa, brutalizzata in camera da letto, seviziata a morte, a cui hanno ucciso il marito a coltellate, ferito la moglie col collo di una bottiglia. Gente che, in assenza dello Stato, ha risposto sparando all'ennesima rapina nel negozio o all'intrusione in salotto nel cuore della notte. Urla di dolore, richieste d' aiuto alle istituzioni che latitano, alla magistratura sempre più distante dai cittadini. Sono loro, le vittime della giustizia, i protagonisti di un clamoroso convegno (la «legittima in-difesa» organizzato dai poliziotti del Coisp in provincia di Venezia) che ha fatto il punto sulla legittima difesa in Italia il cui testo in settimana andrà alla Camera. Racconti da brivido, toccanti, commoventi. Storie che hanno fatto da (rumoroso) sfondo agli interventi del capo della Polizia Franco Gabrielli, del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, del procuratore generale aggiunto in Cassazione, oggi in pensione, Antonio Fojadelli oltre allo psichiatra Alessandro Meluzzi, il giornalista Magdi Cristiano Allam... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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