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Omicidio di Emanuele Morganti, nove indagati ad Alatri

Katia Perrini
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Nove le persone iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Frosinone per la morte di Emanuele Morganti. L'accusa per tutti è di omicidio volontario e concorso in omicidio. I convocati in Procura sono 8 italiani, tra cui padre e figlio, due fratelli e un solo straniero, un albanese. La furia degli aggressori è stata anche ripresa dalle telecamere del Comune. Il prefetto di Frosinone, Emilia Zarrilli, ha precisato che "questa violenza non viene da lontano", confermando praticamente che l'autore o gli autori dell'omicidio sono italiani. "Per questo bisogna assicurare quanto prima alla Giustizia questa bestia, perché non ho altre parole di definirlo - ha aggiunto - Magistrati e forze dell'ordine stanno lavorando a 360 gradi per chiudere al piu' presto il caso". Il prefetto ha avuto parole di affetto verso i genitori di Lele: "gli sono accanto. Non verranno lasciati soli". Sono diverse e con differenti livelli di responsabilità le persone le cui posizioni sono al vaglio degli inquirenti per la morte di Emanuele. A massacrare il giovane sarebbero stati più uomini, non solo a mani nude ma con un arnese di ferro, e per loro potrebbero scattare già oggi i primi fermi. Ma si vuole fare chiarezza anche sulla posizione di quei responsabili della sicurezza del locale, che dopo l'inizio della lite, quando Emanuele, nella discoteca, ha difeso la ragazza dalle avances di un avventore ubriaco, hanno trascinato fuori il giovane lasciandolo in balia dei suoi aggressori. I carabinieri del reparto operativo di Frosinone hanno ricostruito i fatti e appare ormai chiaro che Emanuele sia stato vittima di un'aggressione feroce, scatenata probabilmente dall'ubriaco che ha molestato la ragazza, Ketty, nella discoteca Mirò. Nel mosaico di questa grave tragedia mancano gli ultimi piccoli tasselli e la difficoltà sta proprio nel fatto che a uccidere Emanuele, spiega chi indaga, non è stata una sola persona, anche se forse uno solo lo ha preso a sprangate. Emanuele è morto ieri, dopo quasi due giorni di agonia, in un letto del policlinico Umberto I di Roma. Il giovane operaio è arrivato in elisoccorso al policlinico della capitale la notte tra venerdì e sabato, in condizioni già disperate. È stato sottoposto a un intervento chirurgico per provare a ridurre le lesioni alla testa causate dai colpi ricevuti. I medici dell'ospedale romano hanno rilevato la rottura delle vertebre cervicali e varie fratture craniche. L'operazione non è bastata a salvargli la vita: il ragazzo è morto domenica e i suoi genitori hanno dato il consenso alla donazione degli organi.

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