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Mediaset, Bollorè e De Puyfontaine indagati per aggiotaggio

Vincente Bollorè

Silvia Sfregola
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Vincent Bollorè e l'ad di Vivendi, Arnauld De Puyfontaine, sono indagati per aggiotaggio dalla procura di Milano in relazione alla vicenda Mediaset. Da quanto si apprende in ambienti giudiziari, si tratterebbe di un atto di garanzia necessario per poter continuare a indagare. Al momento a Bollorè e De Pruyontaine non sono stati notificati avvisi di garanzia o avvisi a comparire. L'indagine che li coinvolge riguarda la tentata scalata a Mediaset ed è stata avviata il 14 dicembre dopo che i legali di Fininvest, che detiene il 41,3% di Mediaset, hanno presentato un esposto in Procura. Secondo Cologno il gruppo francese avrebbe speculato sul titolo Mediaset per dare avvio a una scalata ostile, che ha portato Vivendi in pochi giorni dal 3,5% al 29,9%, appena sotto la soglia che fa scattare l'obbligo per l'opa. Il 13 dicembre lo stesso esposto è stato depositato anche alla Consob e all'Agcom. Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Cluadio Civardi aprirono un fascicolo inizialmente contro ignoti, poi a inizio gennaio hanno iscritto nel registro degli indagati bolloré e De Puyfointaine. Un "intoppo" che potrebbe avere ripercussioni più pesanti per De Puyfontaine che è vicepresidente di Telecom. Immediato il commento di Vivendi, che in una nota ha fatto sapere che la decisione della Procura "è il risultato di una causa infondata e illegittima depositata dai Berlusconi contro Vivendi dopo l'aumento della partecipazione in Mediaset" e "questo non significa in alcun modo una qualsiasi accusa contro qualcuno". La guerra tra Mediaset e Vivendi è iniziata dopo l'estate scorso, quando a sorpresa il gruppo francese ha bloccato l'accordo raggiunto ad aprile per l'acquisto del 100% di Mediaset Premium, la pay tv del Biscione. Vivendi si era impegnata a pagare con un pacchetto di azioni proprie pari al 2,962% del capitale sociale. Mediaset ha ottenuto un ulteriore 0,538% di Vivendi e girato ai francesi il 3,5% del proprio capitale. Dopo l'estate Vivendi ha fatto dietro front, suggerendo che i conti di Mediaset Premium fossero in una situazione peggiore rispetto a quanto era stato comunicato. Le tensioni tra Vivendi e il Biscione, per i legali del gruppo di Berlusconi, sarebbero state create ad arte per a "far scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset", scrivono i legali del Biscione nel loro esposto, e sarebbero servite a rastrellare azioni "a prezzi di sconto". Si sarebbe trattata di un'azione di manipolazione del mercato. Dopo l'esposto degli italiani, i pm milanesi hanno sentito due volte come testimone il finanziere tunisino Tarak Ben Ammar, che aveva fatto da mediatore tra la famiglia Berlusconi e bolloré. Nel frattempo, i legali di Vivendi hanno consegnato in Procura una memoria di diverse decine di pagine che hanno depositato anche nella causa civile per danni intentata sia dal Biscione che dai francese, in piedi davanti al giudice Vincenzo Peroziello, proprio sulla rottura del contratto per l'acquisto della pay tv. La prossima udienza è stata fissata per il 21 di marzo. I prossimi sviluppi dell'inchiesta milanese sono anche legati alla documentazione che la Consob, che audì De Puyfontaine prima di Natale, invierà nei prossimi giorni in procura a Milano.

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