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Blitz nel supermarket della droga: 50 arresti I pusher avvisavano i clienti con i fuochi d'artificio

L'operazione di polizia e carabinieri è scattata all'alba all'interno dei "casermoni", il complesso delle case popolari trasformato in una centrale dello spaccio

Silvia Sfregola
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Maxi-blitz all'alba di polizia e carabinieri di Frosinone che con l'impiego di 350 uomini, unità cinofile antidroga ed elicotteri, hanno condotto una vasta operazione antidroga per esecuzione di decine misure cautelari. Le indagini hanno permesso di smantellare un'organizzazione che aveva costituito la sua base logistica ed operativa all'interno di un noto complesso di edilizia residenziale pubblica, comunemente noto proprio con il nome di "casermone". L'operazione prende il nome dall'uso dell'organizzazione di pubblicizzare la vendita dello stupefacente attraverso l'accensione dei fuochi pirotecnici, visibili a distanza, per segnalare la disponibilità di droga. Più di 50 gli arrestati e 150 i nuclei familiari, costretti a subire le esigenze dell'illecito traffico. Sono 52 i provvedimenti di custodia cautelare emessi dal gip del Tribunale di Frosinone ed eseguiti dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri di Frosinone. L'associazione criminale aveva realizzato un vero e proprio punto vendita all'interno di una delle scale di salita ai piani alti, blindandone il portone d'ingresso e vietando l'accesso ai non addetti alle cessioni della droga posizionando delle vedette, pronte a dare l'allarme in caso di arrivo delle forze dell'ordine, gridando frasi convenzionali: "carmela" (per indicare l'arrivo della Polizia) e "nerone" (per indicare l'arrivo dei Carabinieri). Vasta operazione #antidroga #SquadraMobile e Carabinieri Frosinone con fuochi pirotecnici segnalavano disponibilitá droga nel "casermone" pic.twitter.com/A4V6XaA7Gu— Polizia di Stato (@poliziadistato) 7 dicembre 2016 Altri appartenenti all'organizzazione avevano il compito di accogliere gli acquirenti, per indirizzarli verso il punto vendita, conosciuto da tutti come "finestrella"; questo perché lo scambio droga/soldi avveniva attraverso una fessura, realizzata nel vetro blindato di una piccola finestra, situata al pian terreno della tromba delle scale, monopolizzata dal gruppo criminale. A completare la perfetta piramide organizzativa, vi erano dei veri e propri "capi turno" addetti a sovrintendere alla piazza di spaccio nonché altri associati incaricati di custodire lo stupefacente e preparare le dosi per la vendita. Il supermarket della droga era aperto 24 ore al giorno, ogni giorno della settimana, scanditi in veri e propri turni lavorativi permettendo di realizzare guadagni che raggiungevano anche cifre di 40 mila euro al giorno. Durante le varie perquisizioni dei poliziotti sono stati sequestrati diversi "fogli di servizio", riportanti la programmazione dei turni settimanali, le sigle indicanti i ruoli e compiti ed i nomi dei complici incaricati di svolgere le mansioni programmate. Il ruolo operativo più delicato era riservato a chi si posizionava dietro il portone blindato, come addetto alle compravendite e che custodiva la cassa giornaliera, consistente in un borsello con all'interno le dosi di cocaina, hashish e marijuana pronte per lo spaccio, i soldi frutto delle cessioni e la contabilità delle vendite. A completare la "disciplina" dell'organizzazione vi erano delle vere e proprie consegne scritte, a cui gli addetti ai ruoli operativi dovevano attenersi e la violazione di tali regole comportava sanzioni disciplinari, che andavano dalle semplici multe, con decurtazione dello "stipendio", alla sospensione temporanea dal "servizio", fino alla sanzione più grave consistente nell'espulsione dalla compagine criminale, con conseguente perdita dei lauti guadagni. Dalle indagini condotte dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura e dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Frosinone, è emerso che gli associati erano obbligati, durante il turno, a non distrarsi, a non fare uso di stupefacenti, a restare in piedi per mantenere alta la vigilanza, a tenere chiuso il portone blindato del punto vendita, la cui chiusura era rafforzata da un paletto in ferro, rimuovibile solo dall'addetto posizionato all'interno. Di contro, per i sodali operativi, erano previsti dei veri e propri premi di produzione, che si aggiungevano allo stipendio fisso, quantificati in 100 euro per ogni addetto, qualora nel turno fossero stati totalizzati guadagni che superavano i 10 mila euro. Le conversazioni ambientali, oltre alla irrogazione delle sanzioni, hanno evidenziato che tali premi, nel gergo dell'associazione chiamati "botte", venivano maturati più volte al giorno e vi era una vera e propria disputa interna, per accaparrarsi i turni festivi e pre-festivi, in quanto erano giornate in cui si raggiungevano guadagni che sfioravano i 50 mila euro. Durante i blitz delle forze dell'ordine, infatti, sono stati sequestrati fogli della contabilità riportanti questi impressionanti saldi giornalieri, nonché gli incassi maturati nelle ore precedenti. L'intero complesso di edilizia residenziale pubblica era "piegato" alle necessità del gruppo criminale che, oltre a blindare la scala adibita a "negozio" della droga, avevano realizzato vere e proprie barriere, formate da lance acuminate di ferro, sistemate in punti strategici per impedire che le forze di polizia potessero piombare all'interno del punto vendita, sfruttando i corridoi ed i balconi del caseggiato.

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