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"Amore se vuoi uccido i bimbi" Le intercettazioni choc degli amanti diabolici

Nell'ordinanza di custodia cautelare i dialoghi tra il medico e l'infermiera arrestati per l'omicidio di cinque pazienti

Valeria Di Corrado
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«Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L'umido da noi passa solo una volta a settimana (...) non abbiamo più neanche i maiali». É una delle intercettazioni più raccapriccianti estrapolate dall'indagine della procura di Busto Arsizio che ieri ha portato in carcere l'ex vice primario del pronto soccorso di Saronno, Leonardo Cazzaniga, 60 anni, separato, e la sua amante, l'infermiera Laura Taroni, di 40. «AMMAZZATO COME MICHAEL JACKSON» Il medico, 60 anni, è accusato di aver ucciso nel giugno 2013, insieme alla 40enne, il marito di lei. I due gli avrebbero somministrato «per un lungo periodo, farmaci assolutamente incongrui rispetto alle sue reali condizioni di salute, debilitandolo fino a condurlo alla morte». Una collega infermiera ha riferito ai carabinieri che un giorno la donna le chiese: «Quale betabloccante abbassa il battito cardiaco o la pressione? Così lo metto nel pesto di Massimo». L.C. è accusato inoltre di aver causato il decesso di 4 pazienti anziani ricoverati nello stesso reparto. I delitti sarebbero avvenuti il 18 febbraio e il 30 aprile 2012, il 15 febbraio e il 9 aprile 2013. L'accusa sostiene che l'anestesista abbia somministrato alle vittime «dosi letali di farmaci per via endovenosa». «L'ha ammazzato – spiega uno degli operatori sanitari, a proposito di un paziente preso in carico dal medico - (...) 200 milligrammi di propofol, 20 milligrammi di morfina e 60 di midazolam... cioè gli ha fatto una roba... quella con cui avevano ucciso Micheal Jackson, per intenderci». L'infermiera era arrivata al punto di sacrificare anche i suoi figli per compiacere «il delirio di onnipotenza» del compagno. «Se vuoi uccido anche i bambini», spiega la 40enne in una delle tante conversazioni intercettate. Il vice-primario la ferma: «No, i bambini no». Le «vittime sacrificali» sono «l'angelo blu» e «l'angelo rosso». Così gli «amanti killer» definiscono i figli di L.T, che alla fine non sono stati immolati, ma coinvolti in questa follia omicida. «L'OMICIDIO PERFETTO È FARMACOLOGICO» I carabinieri li hanno intercettati mentre discutevano con la madre su come far fuori (letteralmente) i parenti dalla loro eredità: «Non è così semplice.. non puoi passare a filo di lama tutti», spiega l'infermiera il 13 marzo scorso al figlio. «Perché? - si chiede il ragazzino di 11 anni - Non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali». E lei, ridendo: «Appunto, è meglio non metterle insieme (...) Alla tua zia Irma si può anche fare l'omicidio perfetto: la butti là, cade e si spacca la testa (...) A tua nonna e a tua zia invece non è semplice... A meno che non gli fai tagliare i fili dei freni a tua zia... gli tiri l'olio dei freni, che quando è in discesa non frena più e cazzi suoi». La donna a un certo punto cerca di frenare la foga del figlio: «L'omicidio va pensato, vanno pensate le concause. Va pensato ad esempio al fatto che tua nonna Maria non vuole essere cremata, quindi è un corpo che può essere riesumato e quindi da lì possono tirare fuori un sacco di cose, capito? Non sei abbastanza grande per poter...». Il ragazzino: «E ma non credere che le avrei passate a fil di lama e basta». «Non è così semplice, sono grosse. L'unico omicidio perfetto è l'omicidio farmacologico... perché tua nonna è cardiopatica, basta poco!». «OGNI TANTO HO VOGLIA DI UCCIDERE QUALCUNO» «Io ogni tanto ho questa voglia di... uccidere qualcuno... ne ho bisogno». Racconta l'infermiera al suo compagno, che le chiede se ne ha parlato con la psichiatra. «Sì, ma di me ha detto: però non lo fa». A quel punto il medico le fa notare: «Ma lei non lo sa che l'hai fatto». In un'altra conversazione di luglio 2015, il medico si compiace con la compagna per la sua «eccellente idea» di far cremare i corpi del marito e della madre. «La cremazione – si legge nella richiesta di arresto del pm – ha eliminato la possibilità di svolgere l'esame autoptico, che avrebbe rivelato la reale causa della morte».

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