Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Cinque cadaveri, un solo scheletro Ecco il caso del collezionista di ossa

di Angela Di Pietro

  • a
  • a
  • a

C'è un rompicapo dietro al ritrovamento, avvenuto il 26 luglio 2007, in un campo incolto di via della Pescaglia (zona «Magliana»), di ossa umane composte sul terreno in modo tale da rappresentare uno scheletro. C'è un enigma dietro all'azione meticolosa, professionale, dai risvolti inquietanti, che viene compiuta in un caldissimo giorno di luglio di otto anni fa. Un mistero mai risolto. La vicenda ha inizio alle 15 e 30, con una chiamata al 115. I vigili del fuoco accorrono alla periferia di Roma, in via della Pescaglia: un campo lesionato da rovi e arbusti, che affaccia su una fascia di palazzoni. Un'area adibita a parcheggio. Il solito idiota ha dato fuoco alle sterpaglie e l'incendio ha masticato in pochi minuti la vegetazione spontanea. Il fuoco arroventa l'aria, il fumo incupisce i raggi del sole. Un intervento di routine, senonché un vigile, a ridosso di un muretto realizzato nel 2001, scopre uno scheletro. Un cranio, le ossa degli arti, c'è tutto. Collocato in posizione supina a guardare il cielo, il sole e tutto quel fumo. Accanto allo scheletro un marsupio, alcuni abiti, un paio di scape. Dentro al marsupio ci sono un mazzo di chiavi ed un documento d'identità bruciacchiato: quel documento appartiene a tale Libero Ricci, mite pensionato svanito nel nulla il 31 ottobre di quattro anni prima, era il 2003. I familiari dell'uomo avevano lanciato un appello attraverso «Chi L'Ha Visto», ma segnalazioni non c'erano state ed il caso era stato dimenticato. I vigili del fuoco, alla vista del corpo e del documento, non hanno dubbi: si tratta di Libero Ricci. Sarà morto per un malore. Mistero svelato. E invece no.     CINQUE SEGRETI PER UN SOLO SCHELTRO Quando marsupio, indumenti e chiavi vengono mostrati ai parenti di Libero Ricci, loro ammettono: si, il marsupio e le chiavi sono le sue. Gli indumenti no, mai visti. E certamente quello scheletro è di Libero, di chi potrebbe essere altrimenti? I resti vengono inviati all'Istituto di Medicina legale e sullo stesso viene compiuta una ricerca scientifica d'avanguardia chiamata «Bomb spike». Darà risultati eclatanti: quello scheletro è stato composto con le ossa di cinque cadaveri diversi, cadaveri di tre donne e due uomini morti tra i 1989 al 2006. Il teschio appartiene ad una donna di 45-55 anni, deceduta tra il 2002 ed il 2006; altre ossa sono di un'altra donna, morta tra i 20 ed i 35 anni fra il 1992 ed il 1998. Una terza donna infine, contribuisce al macabro mosaico: è deceduta fra l'aprile de 1995 ed il dicembre del 2002 all'età di 35-40 anni. Il resto dello scheletro è composto dalle membra di due uomini: uno di 40-50 anni, morto a 40-50 fra il 2002 ed il 2006, l'altro di età compresa fra i 25 ed i 4 anni, che ha finito i suoi giorni fra il 1986 ed il 1989. Il dettaglio: chiunque sia stato a definire la sagoma dello scheletro, aveva nozioni più che capillari di anatomia. Non c'è un osso di troppo. Sono i resti trafugati da qualche cimitero e messi insieme per un macabro scherzo? Non può essere: su quelle ossa non ci sono tracce di zinco né di legno. E poi risultano essere state intaccate dagli animali; vuol dire che quando sono state «mangiate», non erano ancora scarnificate. L'ipotesi di un serial killer collezionista di ossa si fa strada prepotentemente. La sorpresa che più increspa il già difficile quesito investigativo è che il cranio femminile (una donna con denti che non curò mai) risulta appartenere, per linea materna, alla famiglia di Libero Ricci. Ma chi è, allora?     LIBERO RICCI, TROPPI DUBBI SULLA SUA SCOMPARSA Libero Ricci, l'uomo scomparso nel 2003, l'uomo a cui appartenevano il marsupio e le chiavi e il documenti trovati accanto allo scheletro, l'uomo imparentato con la donna il cui cranio faceva parte del macabro corpo, era un bambino ebreo quando, nel 1943 scampò grazie alla forza della madre, Rebecca Moscato, alle retate tedesche. Al termine della guerra la vita aveva ripreso il suo corso. Libero aveva sposato la graziosa Emilia ricci ed aveva avuto tre figli, due maschi ed una femmina. Lavorava come operaio specializzato per una ditta del Vaticano ed era, a detta di tutti, un uomo buono, che all'interno del Vaticano stesso, godeva di molta fiducia da parte di alti prelati. A 77 anni, e si torna al 2003, era un pensionato che da decenni viveva alla Magliana, una zona pacifica per lui, che però all'opinione pubblica riporta purtroppo alle gesta della banda omonima. Pur essendo un quartiere abitato da gente laboriosa, che con la banda della Magliana non ha mai avuto niente a che fare. La mattina del 31 ottobre Libero indossava scarpe beige, un cappotto blu, maglia marrone e pantaloni neri. Disse alla moglie che sarebbe uscito per la solita passeggiata. Non tornò più     LE INDAGINI NON RISOLVONO IL PUZZLE Quale è il cordone inquietante che collega la scomparsa di Libero Ricci al ritrovamento di quei resti umani? E che fine ha fatto il pensionato? Quale era il messaggio che l'anonimo creatore di quello scheletro con troppi nomi voleva lanciare? Era una sfida? Probabile che sia stato proprio lui (o lei) ad appiccare il fuoco, allo scopo di far scoprire quei resti. Ma perché? Le indagini portano all'apertura di un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere, niente indagati naturalmente. Viene peraltro abbozzato il profilo del collezionista di ossa: un uomo di 40-50 anni, ottima cultura, estrazione sociale medio-alta. E quali sono i nomi delle persone i cui resti sono stati trovati alla Magliana? Non è stato possibile finora dare una risposta certa e l'inchiesta non ha trovato sbocchi. Troppo sofisticato ed esageratamente criptico il messaggio contenuto in quello scheletro, troppo sottile e tuttavia insondabile il legame che siste tra quei resti e Libero Ricci. Potrebbe essere una casualità la presenza, sul posto, del suo marsupio. Ma non può essere una coincidenza il fatto che il cranio di quello scheletro appartenesse ad una sua parente. Uno di quei gialli che piacerebbero tanto agli americani, specializzati nei thriller a sfondo psicologico.

Dai blog