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La Cassazione: «Stamina è un pericolo»

Conferenza stampa di Stamina Foundation

Le motivazioni della sentenza che ha bocciato il ricorso sul metodo di cura Vannoni: «Ne prendo atto ma prima o poi la verità scientifica sarà ristabilita»

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ROMA Potenzialmente pericoloso. Con queste parole, contenute nella motivazione della sentenza dello scorso 21 aprile con cui la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del patron di Stamina, Davide Vannoni, la Suprema Corte ha scritto l'ultima parola sul discusso metodo terapeutico a base di cellule staminali. Secondo i magistrati il trattamento Stamina costituisce «medicinale tecnicamente imperfetto e somministrato in modo potenzialmente pericoloso per la salute pubblica» confermando in questo modo che le cellule staminali agli Spedali Civili di Brescia non possono essere dissequestrate. Respinti anche 13 ricorsi di altrettanti familiari di malati. In particolare, la Sesta sezione penale ha sentito il dovere di rilevare che «risulta abbondantemente dagli accertamenti in fatto e dall'acquisizione dei numerosi pareri tecnici sia dei consulenti del pm sia di personalità scientifiche - pareri per nulla inficiati dalle affermazioni di efficacia - che il cosiddetto trattamento Stamina costituisca un medicinale tecnicamente imperfetto e somministrato in modo potenzialmente pericoloso per la salute pubblica, situazioni di per sè integranti la ricorrenza dei reati di pericolo presunto di cui agli art. 443 e 445 c.p. che fondano il 'proprium' del provvedimento di sequestro preventivo». La Cassazione, inoltre, fa notare che «il Tribunale del Riesame ha correttamente rilevato che il "locus commissi delicti" del più grave tra i reati contestati a tutti gli imputati deve essere individuato in Torino, atteso che è in tale luogo che la contestata associazione per delinquere ha iniziato concretamente ad operare ed è stata diretta dal Vannoni, dominus e regista dell'intera vicenda legata al cosiddetto metodo Stamina». Inoltre, i giudici rilevano che dopo aver sperimentato il metodo Stamina «è stato riscontrato che numerosi pazienti hanno denunciato l'assenza di effetti benefici e, in taluni casi, il peggioramento delle condizioni di salute». Un giudizio suffragato anche dai medici, dice piazza Cavour nella sentenza redatta da Emanuele Di Salvo con la quale ha bocciato i ricorsi di due genitori di bambini malati. «Anche alcuni medici - scrivono gli "ermellini" - le cui dichiarazioni sono state analiticamente esaminate dal Tribunale, hanno dichiarato di non aver notato miglioramenti sui pazienti. Altri medici, pur avendo notato alcuni miglioramenti, non hanno saputo nè potuto affermare che gli effetti benefici fossero imputabili al metodo Stamina, considerato che essi potrebbero essere attribuiti alla naturale evoluzione della crescita ponderale ovvero all'uso di altri farmaci o all'esecuzione di altre strategie assistenziali, seguite dai pazienti, parallelamente e contestualmente al trattamento Stamina». Insomma, sottolinea la Cassazione, «dalle motivazioni dell'ordinanza impugnata si evince che al metodo Stamina non può annettersi validità scientifica». «Prendiamo atto della pronuncia della Cassazione - ha commentato Vannoni (nella foto) - È un'interpretazione, e capisco la base su cui poggia. Ma questa posizione va contro la legge Balduzzi, votata in Parlamento, e contro una pronuncia del Consiglio di Stato, che aveva detto sì di interrompere le nuove cure ma anche che era corretto continuare la somministrazione nei pazienti già in cura. Di fatto il sequestro a Brescia impedisce la continuazione della cura. Certo mi dispiace per i bambini, ne abbiamo persi quattro di recente», aggiunge Vannoni, auspicando: «Prima o poi la verità scientifica sarà ristabilita».

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