20 Novembre 2014
La giustizia italiana è come una vecchia automobile; vecchio il telaio, vecchia la carrozzeria, vecchi gli interni dell’abitacolo, vecchie le ruote e vecchio il motore, che quasi non gira più e che ogni mattina fa una tremenda fatica persino a essere acceso, figuriamoci, poi, a muoversi.
I numeri che rilevano le prestazioni di questa vecchia auto sono impietosi e collocano di diritto l’Italia tra i Paesi che non meritano di essere chiamati civili. Secondo la classifica di Doing Business, della Banca Mondiale, per far sedere l’Italia a un tavolo dei grandi del mondo in materia di giustizia occorrerebbe un G147, altro che G7, G8 o G20. Non è civile il paese che viola strutturalmente il diritto umano fondamentale del creditore come del debitore, della vittima come del carnefice, ad avere un processo non in tempi rapidi, ma semplicemente ragionevoli; non è civile il paese nel quale chi sbaglia, e a distanza di lustri viene ritenuto definitivamente colpevole, è costretto a subire pene così difformi dal modello legale tanto da integrare dei trattamenti inumani e degradanti, gli stessi trattamenti disumani che si fanno patire anche ai presunti innocenti mandati in carcere in attesa del processo, che tanto poi, con ogni probabilità, si prescriverà.
Questa vecchia auto meriterebbe solamente di essere rottamata, occorrerebbe un’auto nuova fiammante, con un telaio integralmente rinnovato, per mettersi al passo coi tempi e con gli altri paesi; un’auto moderna, accessoriata, pronta a correre e a tenere bene la strada, ma pare che sia davvero impossibile e al massimo, Silvio Berlusconi come Matteo Renzi, passando per tutto quel che in mezzo c’è stato, hanno cambiato i tergicristalli o al massimo qualche guarnizione.
Di riforme complessive del sistema, a partire dalle riforme ordinamentali, non necessariamente epocali, i Capi dei Governi degli ultimi venti anni ne hanno solo e sempre parlato, ma alla prova dei fatti, con la complicità dei media, hanno spacciato il cambio di qualche bullone per l’acquisto di un’auto nuova. Perché? Perché così conviene a pochi, così conviene agli autisti, ai meccanici, ai carrozzieri, ai gommisti, ai benzinai che si occupano quotidianamente della vecchia auto. Son pochi, infinitamente meno numerosi dei passeggeri maltrattati, ma son potenti e tali rimarranno fino a che l’auto resterà questa. E alcuni di loro fanno anche paura.
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