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L'impegno di Elvira Banotti vive nell'associazione «Eudonna»

di Giovanna Sorbelli*Se è vero che la Giornata Internazionale della Donna è un'occasione importante per ricordare le conquiste sociali e politiche conseguite in anni di dure battaglie, per...

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Se è vero che la Giornata Internazionale della Donna è un'occasione importante per ricordare le conquiste sociali e politiche conseguite in anni di dure battaglie, per riflettere sul futuro e sul percorso ancora da compiere, è altrettanto vero che oggi per noi l'8 Marzo, più che una Festa è una commemorazione. Per tutte quelle che la conoscevano e ne apprezzavano l'originale e indipendente pensiero, l'8 Marzo non può che avere un nome ed un cognome, quello di Elvira Banotti. Fondatrice del femminismo autentico, quello trasversale, super partes, Elvira si è spenta a Roma domenica 2 marzo per un'improvvisa malattia. Se ne è andata in silenzio senza che la storia le abbia reso omaggio, senza che l'abbia accolta con il doveroso tributo che spetta alle menti geniali, depositarie di intuizioni straordinarie. Grazie a lei oggi sappiamo che il femminismo, non è stato il male assoluto ma il più glorioso tentativo di liberazione femminile: l'inizio di un percorso lungo, lunghissimo, di autodeterminazione che non si è ancora concluso. Elvira Banotti è stata sublime e convinta sostenitrice di una storia umana che attende ancora di essere costruita sull'intreccio eterosessuale, cui uomini e donne approdano per compensarsi e arricchirsi reciprocamente. Era ben convinta che dalla donna l'uomo debba imparare a conoscere che la carnalità amorosa, se non è mercificata e non è brutale, esige il rispetto dell'uno verso l'altra. Non amava definirsi né di sinistra, né di destra. Gli ultimi anni della sua vita li ha trascorsi raccogliendo e ordinando preziosi documenti che ripercorrono le tappe della storia femminile, degli anni dell'occupazione del Buon Pastore, i diari e le confessioni di tante donne, ma anche componendo un piccolo libretto dal titolo «Una ragazza speciale», un condensato di idee originali e ardite che aiutano a comprendere lo sforzo di questa donna, metà africana e metà italiana, di elaborare in modo più che consapevole il primo, autentico paradigma della libertà femminile. A loro, alle donne, Elvira ha dedicato la sua esistenza. Sognava l'autonomia politica, una formazione a leadership femminile che proponesse leggi a misura di donna. Elvira aderì al movimento Eudonna da me fondato nel 2009 non solo per amicizia ma perché ne condivideva le formule tecnico-operative riguardanti la riorganizzazione del lavoro e del sistema premiante, che definì geniali. «Luovo di Colombo» il progetto proponeva su base volontaria alle donne la possibilità di scegliere per tentare la conciliazione tra il lavoro di cura e il lavoro esterno: non più le 8 ore previste dalle piattaforme sindacali ma un orario di lavoro di 4 ore da considerare full time in termini di carriera e stipendio garantiti per legge. Due ulteriori parametri rendevano la formula pressoché perfetta per far quadrare i conti sia dei bilanci aziendali che di quelli dello Stato: incentivare le aziende con una defiscalizzazione totale e conseguire un contenimento drastico delle rimesse all'estero per stipendi di colf e baby sitter (una vera voragine per i conti dello Stato). Elvira ed io trascorrevamo intere giornate ad elaborare documenti che portavamo all'attenzione delle donne nelle Istituzioni, entrambe, ahimè, consapevoli che non sono loro a rappresentare le esigenze del Femminile, perché irregimentate in contesti maschili quali sono appunto tutte le direzioni dei partiti politici. Il movimento Eudonna di ispirazione Banottiana proseguirà il percorso già intrapreso per promuovere finalmente una squadra coesa rosa. *Presidente www.eudonna.it

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