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La vera svolta che salverebbe Grillo e i suoi

Carlantonio Solimene
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C'è una sostanziale discontinuità tra quello che era il MoVimento 5 Stelle sotto la guida di Gianroberto Casaleggio e quello che è diventato oggi, quando al fianco di Beppe Grillo è seduto il figlio Davide. Su moltissime questioni all'intransigenza si è sostituita la realpolitik, in ultima nella scelta di aderire al gruppo dell'Alde all'Europarlamento. Al di là dei soliti discorsi sulla coerenza pretesa dagli altri e disdegnata per se stessi, la svolta è da salutare con favore. Il MoVimento 5 Stelle si alterna con il Pd nel ruolo di primo partito del Paese: il fatto che accetti in qualche modo di sporcarsi le mani ed entrare da attore protagonista nella vita delle istituzioni è un bene per la democrazia italiana. C'è un'ultima svolta - dopo lo sbarco nei talk show, la rinuncia al dogma dello streaming, l'addio all'equazione indagini/dimissioni etc. - che sarebbe fondamentale per il movimento di Grillo: l'abbattimento del limite dei due mandati per chi aspira alle cariche elettive. Prendiamo il caso Roma. Se, com'è prevedibile, Virginia Raggi non dovesse durare in carica per tutti i cinque anni della sua consiliatura, i Cinquestelle dovranno cercarsi a breve un nuovo candidato per il Campidoglio. Dalla ricerca, però, sarebbero esclusi esponenti come Marcello De Vito che hanno già ricoperto per due volte la carica di consigliere. Ragionevolezza vorrebbe che a concorrere per la poltrona di sindaco della Capitale fossero, dunque, alcuni dei parlamentari romani messisi più in vista in questa legislatura: segnatamente, Alessandro Di Battista e Roberta Lombardi. Ma sarebbero questi ultimi disponibili a cimentarsi in una battaglia dagli esiti incerti che significherebbe comunque rinunciare per sempre a un secondo mandato parlamentare? E magari anche a un ruolo di spicco in un ipotetico governo a cinque stelle? Sul piano teorico, il limite dei due mandati pone il politico grillino di fronte a una scelta nobile: pur di governare la mia città, accetto che quello di sindaco di Roma sia il mio ultimo incarico pubblico. Sul piano pratico, le cose sono un po' più complicate: perché dover selezionare ogni volta una nuova classe politica da zero espone i grillini a molti rischi. La mancanza di fedeltà al progetto, magari. Il deficit di esperienza, sicuramente. Una volta l'apprendistato politico si faceva nelle scuole dei partiti. Oggi che quelle strutture, di fatto, non esistono più, l'apprendistato si fa nelle istituzioni. E' una delle ragioni, se vogliamo, per cui la classe dirigente è così peggiorata rispetto al passato. Far fuori chi si è dimostrato capace di amministrare la cosa pubblica solo perché ha alle spalle dieci anni (nella migliore delle ipotesi) di incarichi elettivi, è un lusso che il MoVimento non può permettersi. E non possono permetterselo neanche gli italiani che, pur non votando per i grillini, saranno amministrati da loro. Oggi nelle città. Domani, chissà, al governo centrale. P.S. In serata l'Alde ha rigettato l'accordo con il MoVimento 5 Stelle. Il ché non modifica il senso di questo post. Semmai impone un'aggiunta: sporcarsi le mani in politica significa farlo con un minimo di intelligenza e strategia. E quindi è assai sconsigliabile annunciare in pompa magna un'intesa non blindata rischiando di incappare in figuracce simili. Ma, come si dice in questi casi, sbagliando s'impara.

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