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Totti saluta il popolo giallorosso: "Vi amo, essere romani e romanisti è un privilegio"

Francesca Schito
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Un pizzico di attesa, dopo il termine della partita che ha visto la Roma battere il Genoa e qualificarsi per la prossima Champions League. Francesco Totti è sceso negli spogliatoi, mentre la squadra, con la numero 10 sulle spalle, si è schierata sul campo per attenderlo: tutti, anche Emerson Palmieri con le stampelle, Florenzi e Nura. In mezzo al campo una enorme maglia giallorossa con il 10 e il suo nome: Totti. Il capitano è rientrato insieme a Ilary - con la maglia con scritto "6 Unico" - e ai figli Cristian, Chanel e Isabel. Commovente il giro di campo a raccogliere l'abbraccio dei tifosi, ricambiato dagli inchini del capitano. Le lacrime agli occhi di Totti e dei tanti sulle tribune stracolme dell'Olimpico. Poi l'arrivo sotto la Sud, i cori dei tifosi, e un pallone da lanciare nella sua curva. La dedica è tanto sincera quanto straziante: "mi mancherai". Terminato il giro d'onore, il presidente Pallotta ha consegnato a Francesco una maglia personalizzata mentre i compagni gli hanno regalato un piatto d'argento con le firme della squadra. Alisson e Manolas a stento hanno trattenuto le lacrime, Florenzi idem. Infine una lettera con cui il numero 10 ha voluto salutare e ringraziare i suoi tifosi. "Venticinque anni non si dimenticano così - ha detto Totti visibilmente commosso - Voglio ringraziarvi tutti anche se non è facile. Lo sapete che non sono di tante parole però le penso. In questi giorni con mia moglie ci siamo messi a tavolino e le ho raccontato gli anni vissuti con questa maglia, questa unica maglia. Abbiamo scritto una lettera per voi. Non so se riuscirà a leggerla, ci provo. Avete fretta? Io starei qui altri venticinque anni. Grazie Roma, grazie a mamma e papà, a mio fratello, ai miei amici, a mia moglie e ai miei tre figli. E' impossibile raccontare 29 anni di storia in poche frasi. Mi piacerebbe farlo con una canzone o una poesia ma non sono capace. In questi anni ho cercato di esprimermi con i piedi, che mi viene più facile. A un certo punto della vita si diventa grandi, così mi hanno detto che il tempo l'ha deciso. Maledetto tempo. Quello stesso tempo che il 17 giugno 2001 volevamo passasse in fretta. Non vedevamo l'ora di sentire l'arbitro fischiare per tre volte, mi viene ancora la pelle d'oca. Oggi il tempo è venuto a bussarmi sulla spalla dicendo che dobbiamo crescere. Da domani sarai grande. Levati i pantaloncini e scarpini, da oggi sei un uomo e non potrai sentire l'odore dell'erba così da vicino, il sole in faccia, l'adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare. Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Avete presente quando siete bambini, state sognando qualcosa di bello e vostra madre vi sveglia per andare a scuola? Mentre voi volete continuare a dormire e provate a riprendere il filo di quella storia e non ci si riesce mai? Stavolta non era un sogno, ma la realtà. Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi, ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che sono cresciuti e forse sono diventati padri. Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare. Questo è il pezzo più brutto. Ora è finita veramente. Mi levo la maglia per l'ultima volta. La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai. Scusate se in questo periodo non espresso i miei pensieri ma spegnere la luce non è facile. Questa volta non è come tirare un rigore, non posso vedere cosa ci sarà dietro attraverso i buchi della rete. Concedetemi un po' di paura, ora sono io ad aver bisogno del vostro calore. Quello che mi avete sempre dimostrato. Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina e a iniziare una nuova avventura. Nascere romani e romanisti è un privilegio. Fare il capitano di questa squadra è stato un onore. Siete e sarete sempre nella mia vita. Smetterò di emozionarvi con i piedi ma con il cuore sarà sempre lì con voi. Ora scendo le scale, entro in uno spogliatoio che mi accolto da bambino e lo lascio adesso che sono uomo. Vi amo". Francesco si è tolto la fascia e l'ha messa al braccio di un bambino. 

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